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Alle donne serve di più!

Qualcosa è stato fatto. Un primo, timido passo, è stato compiuto. La proposta di consultazione del Consiglio federale riguardo ad una migliore applicazione della parità salariale va nella giusta direzione, ma è comunque al di sotto delle aspettative dell’Unione sindacale svizzera (USS). Per affrontare finalmente e in maniera efficace le differenze di salario tra uomini e donne, dopo 35 anni dall’introduzione del mandato costituzionale, urgono misure più forti. La discriminazione salariale è un dato di fatto. Questo emerge sia dalla Analisi d’impatto sulla regolamentazione (AIR) pubblicata in relazione al messaggio di consultazione, sia dal rapporto sul postulato di Noser “Rilevazione della parità salariale. Migliorare l’attendibilità”. Riguardo alla parità salariale, il dio-mercato ha fallito. I rapporti mostrano che il 50% delle aziende che ha fatto analizzare le proprie strutture salariali dal punto di vista della discriminazione ha adeguato i suoi sistemi salariali. L’analisi AIR giunge alla conclusione che per realizzare finalmente la parità salariale servono per forza delle misure statali. L’USS condivide questo punto di vista, insieme alle 12’000 persone che il 7 marzo 2015 sulla Piazza federale hanno rivendicato un pari salario per un lavoro di pari valore. Ma anche l’economia è pronta a mettere in pratica il mandato costituzionale: due terzi delle ditte intervistate nelle due ricerche si esprimono a favore di misure statali.

L’USS si aspetta dal Consiglio federale un modo di agire deciso ed energico contro la discriminazione salariale: accanto ai controlli interni e alla loro verifica con il principio dei quattro occhi, servono controlli a campione per vedere se le analisi salariali siano state effettuate in maniera corretta oppure no. Inoltre lo Stato deve poter intervenire là dove la legge non viene rispettata. Per questo va assolutamente messa in atto la variante proposta con l’obbligo di segnalazione e lista nera. In aggiunta, le ditte che non fanno analizzare la propria prassi salariale dal punto di vista di un’eventuale discriminazione o che non correggono eventuali disparità riscontrate, devono poter essere sanzionate. È di importanza cruciale anche coinvolgere i sindacati: non basta che essi possano essere consultati facoltativamente ai fini del controllo, come previsto dal progetto. Piuttosto, questi controlli salariali devono essere accompagnati obbligatoriamente dai partner sociali – da una parte nelle aziende, come già è stato il caso nel dialogo sulla parità salariale, ma anche a livello federale, dove una commissione tripartita deve poter affiancare l’autorità nell’applicazione della legge. Infatti soltanto con una massima trasparenza nei confronti dei dipendenti e dei loro rappresentanti sarà possibile realizzare una parità salariale duratura.

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