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Cambiano i venti, cambiano i volti

Passaggio di testimone. Dopo 16 anni, la segretaria sindacale Barbara Bassi lascia il suo incarico della sezione Press al collega Nicola Morellato.

 

45 anni, divorziata, Barbara Bassi vive in Ticino con suo figlio Pascal (10 anni) e il compagno Giuseppe. Scuola dell’obbligo alla scuola svizzera di Milano, studi a Zurigo, alla scuola cantonale di commercio a Bellinzona e infine si laurea in legge all’università di Friborgo. Oltre a piccoli lavori per mantenersi agli studi, è stata giornalista, consulente all’antenna profughi di Chiasso e, per oltre 16 anni, segretaria sindacale sia per il settore dei media che per le pari opportunità. Da 5 anni dirige al contempo la testata sindacale syndicom-il giornale. Dal 2013 siede, unica donna e sola rappresentante della Svizzera italiana, nella Commissione federale dei media (cofem).

Da giugno ti occupi del giornale e non più del segretariato, come mai?

Lasciare il mio impiego al 30% come segretaria sindacale non è stata una decisione facile. Ci sono più motivi che mi hanno fatto maturare questa scelta: dal progressivo peggioramento del mondo del lavoro (diventato sempre più aggressivo) all’attitudine di alcuni iscritti che vivono il sindacato ormai solo come un’assicurazione e a volte addirittura come un avversario; da certe dinamiche interne alla decisione di decurtamento del salario. Insomma, una serie di segnali che mi ha indicato che forse avevo fatto il mio tempo e che era ora di lasciare il posto a qualcuno che arrivasse fresco, pieno di energie e di nuove idee. Ho anche pensato che, se volevo fare nuove esperienze professionali, visto che ho compiuto 45 anni, dovevo farlo ora. Nel cassetto custodisco infatti fin da bambina il sogno di fare l’insegnante e da alcuni mesi mi sto adoperando per realizzarlo.

Hai lavorato prima a comedia poi a syndicom per 16 anni: cosa resta, anche a livello di contatti umani, di un tempo così lungo passato nel sindacato?

I contatti umani sono sicuramenti quelli che hanno reso la scelta così difficile e dolorosa. Un po’ come un divorzio. Ho conosciuto tante persone e con alcune posso dire che è nata un’amicizia. Penso in particolare a coloro che mi hanno sostenuto nei primi passi, ai vari membri di comitato, ai diversi presidenti e presidentesse. Tra i tanti iscritti poi vi sono indubbiamente quelli con i quali si crea un maggior legame, vuoi per simpatia, vuoi per condivisione di pensiero.

Quali le maggiori soddisfazioni?

Può sembrare banale ma in cima alla lista metto il “grazie” degli iscritti. In 16 anni ci sono stati diversi traguardi importanti, dalla trattativa del CCL 2000 per giornalisti a qualche piano sociale per tutelare al meglio i dipendenti colpiti dai tagli aziendali. Poi l’aver contribuito allo sviluppo dei Corsi di giornalismo. Ma la lista sarebbe troppo lunga se dovesse essere esaustiva.

Cosa è cambiato da allora, nella tua occupazione e nel mondo del lavoro in generale?

Beh, nella mia occupazione purtroppo la percentuale di lavoro è andata sempre diminuendo, cosa che non si può dire del carico di lavoro. Nel mondo del lavoro, invece, devo dire che ho assistito a un progressivo imbarbarimento e a uno smantellamento sia della condizione del partenariato sociale sia delle tutele lavorative, per non parlare poi del triste assottigliarsi di effettivi nelle redazioni. Cose che un tempo erano scontate come il riconoscimento degli scatti salariali o il diritto a una formazione, ma anche compensi perlomeno dignitosi per i freelance, oggi non hanno più alcun valore.

Quali sfide attendono i sindacati nei prossimi anni?

Sopravvivere a questa ondata di egoismo e individualismo dove sempre più persone sono pronte a barattare onestà e dignità per salvaguardare i propri interessi anche se significa vendere la propria madre al mercato. Nel mio settore specifico vincere, si spera insieme agli editori, la sfida della digitalizzazione per avere un futuro mediatico pluralista, indipendente, professionale e rispettoso dei diritti dei giornalisti e di tutte le figure professionali che lo compongono.

E quali consigli dai al collega Nicola che ti sostituirà?

Di non dimenticare mai che il nostro stipendio lo pagano i colleghi e le colleghe che hanno scelto di sostenere con le quote il sindacato e di conseguenza va fatto il meglio che possiamo fare per tutelarli. E di non smettere mai di credere in quello che fa.

Quale domanda vorresti porre a Nicola?

Voglio in verità fargli i miei auguri per questa nuova avventura. Gli passo con fiducia il testimone e spero che possa superare con il sostegno di Marco e Adria (colleghi di ufficio) gli ostacoli che si troverà sul cammino.

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