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Doris Leuthard non risponde - primo agosto amaro per molti postini ticinesi

Il comitato «uniti in difesa del servizio postale» prende atto con stupore e rammarico che la Presidente della Confederazione Doris Leuthard non ha risposto alla lettera aperta inviata in data 21 luglio 2017 (allegato). Nella missiva si chiedeva un breve incontro con una delegazione di postini e cittadini in occasione della sua visita a Lugano il primo agosto. La Presidente ha parlato di dialogo e di trasparenza ma ha ignorato i postini ticinesi.


La chiusura degli uffici postali comporta molte soppressioni di posti di lavoro, dumping salariale e un deterioramento della qualità di vita della popolazione. Il primo agosto per i postini e per molti cittadini non è quindi stato un giorno di festa.

L’accelerazione di queste chiusure, in atto da qualche tempo, è dovuta a un’incredibile ostinazione dei responsabili della Posta, ma è pure la conseguenza dell’ordinanza del 29 agosto 2012 del Consiglio federale, adottata su proposta del Dipartimento dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e della comunicazione, che è diretto da Doris Leuthard. Essa prevede, all’art. 33, che un punto di accesso (ufficio o agenzia) deve essere raggiungibile in 20 minuti con un trasporto pubblico. Ciò significa un ufficio o un’agenzia nel raggio di circa 15 chilometri. L’applicazione di queste disposizioni comporta quindi la chiusura di molti uffici postali, anche di grandi dimensioni, e significa la fine del servizio di prossimità della Posta. La fine di un servizio pubblico di grande valore, molto apprezzato dalla nostra popolazione, come d’altra parte emerge dalle numerose prese di posizioni di cittadini, comuni e perfino da cantoni.

Questa ordinanza dimentica che la Posta non si limita a fornire dei servizi, ma è pure portatrice di valori quali la coesione nazionale. In quest’ottica, anche la scelta di cedere al privato i servizi redditizi, principio insito nella legge sulla Posta, è poco comprensibile e non è nell’interesse della collettività.

Il comitato «uniti in difesa del servizio postale» ribadisce pertanto la richiesta di adottare una moratoria, in particolare di sospendere immediatamente la chiusura degli uffici postali in attesa di una nuova legge sulla Posta che deve essere adottata dopo una vasta consultazione di tutte le parti interessate.

Il comitato «uniti in difesa del servizio postale» auspica infine che, in occasione della prossima sessione autunnale, il Consiglio degli Stati si esprimerà per una moratoria sulle chiusure degli uffici postali e per cambiare l’attuale legge sulla Posta.


In questo caso il Consiglio Federale dovrà rivedere la sua posizione e non potrà far altro che sospendere finalmente questo progetto insensato.

 

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