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Interrogazione parlamentare: Media ticinesi - libertà di stampa e pluralismo a rischio?

Il 9 marzo la Holding Timedia, che detiene l’80% di Radio3i e il 100% di Ticinonews.ch, ha annunciato tramite comunicato stampa l’intenzione di rilevare le azioni di TeleTicino detenute dalla famiglia Lombardi e dal Corriere del Ticino.


Per operare questo riassetto azionario è stata annuncia la volontà di presentare a breve all’Ufficio federale delle comunicazioni la domanda per poter procedere. Solo in un secondo tempo, come spiegato sempre nella nota stampa, il Corriere del Ticino intende accrescere la propria quota nella stessa Timedia Holding, con relativa diminuzione delle azioni della famiglia Lombardi. La quota della Com.Ec, editrice del Giornale del Popolo, resterà invece invariata.


In questo momento l’assetto azionario di Timedia è il seguente: Corriere 46% delle azioni, famiglia Lombardi 45%, e Comec 9%. Se dovesse andare in porto questa operazione il Corriere del Ticino diverrà azionista di riferimento sia di Radio3i che di Teleticino: due aziende finanziate fino al 50% dei costi con fondi pubblici, grazie alla quota che ricevono dal canone. Con la prospettiva per la televisione di aumentare questa quota nei prossimi anni fino al 70%. E anche Ticinonews.ch, com’è noto, si avvale di numerosi contributi giornalisti ed editoriali di Teleticino e Radio3i, già di proprietà di Timedia e pur non ricevendo il canone, finirà sotto lo stretto controllo del quotidiano di Muzzano.

 

Questo permetterà al Corriere del Ticino di possedere e controllare direttamente, in un Cantone di 300'000 abitanti, due quotidiani, una televisione e una radio finanziate con soldi pubblici, e due portali internet. Una concentrazione di potere mediatico che non può non inquietare e che per forza di cose condizionerà il dibattito pubblico e la vita democratica del paese. In questo senso va sottolineato, che per via della concessione federale, né a Teleticino né a Radio3i è permesso fare utili, così come non è concesso trasmettere sul territorio nazionale. Non è dunque difficile intravvedere dietro questo riassetto azionario altre ragioni rispetto a quelle economiche o delle “sfide pubblicitarie ed editoriali”, con cui Timedia giustifica l’operazione.


È pur vero che la legge federale prescrive che un gruppo editoriale possa possedere fino a due tv, o due radio, finanziate con il canone. Ma si tratta di una regola pensata per gruppi che agiscono su scala nazionale, ad esempio per permettere a un editore di rivolgersi a un pubblico di lingua francese e a uno di lingua tedesca. Le proporzioni a livello di mercato, ascoltatori e telespettatori, sono dunque completamente diverse rispetto alla realtà ticinese. La tendenza alla concentrazione proprietaria delle testate è problematica per il pluralismo e in definitiva per la libertà di stampa. Il finanziamento pubblico di cui godono Teleticino e Radio3i (e che contribuisce in maniera determinante alla sostenibilità economica delle emittenti di Melide) rende ancora più delicata l’intera operazione. È giusto che i proventi del canone vadano sostanzialmente a puntellare una vera e propria holding editoriale? Ciò non introduce, forse, un elemento di turbativa della concorrenza? Queste domande, che sorgono spontanee di fronte all’entità di questo ‘takeover’ da parte di Timedia, non possono lasciarci indifferenti. La libera formazione delle opinioni dei cittadini, ottenuta tramite una libera stampa e un pluralismo delle fonti e dei canali informativi, è essenziale in una democrazia.


Qualsiasi segnale che il pluralismo e la diversità degli attori su questo mercato, che non è solo un mercato, possano essere ridotti, deve far suonare un campanello d’allarme.


In virtù di queste considerazioni, ci permettiamo di rivolgere le seguenti domande al Consiglio di Stato, considerato anche che esso verrà verosimilmente consultato dall’UFCOM in merito a questa acquisizione.

  • Qual è la valutazione generale del CdS di questa acquisizione?
  • Ritiene il CdS che essa aumenti o riduca il pluralismo informativo nel Canton Ticino?
  • Nella posizione di chi sarà chiamato a esprimersi su questa acquisizione, come giudica la compatibilità di questo takeover con il mandato di servizio pubblico e con il finanziamento tramite la tassa di ricezione di Teleticino e Radio3i?
  • AET e Banca dello Stato detengono circa il 20% del capitale azionario di Teleticino pari, come minimo, a un valore nominale superiore a 1 milione di franchi; prima di procedere a un riassetto azionario di questa portata i consigli di amministrazione dei due istituti pubblici sono stati consultati? E i rappresentanti di questi due istituti hanno informato il Consiglio di Stato?

Interroganzione parlamentare presentata da: Giovanna Viscardi

firmata da: Sergio Savoia, Chiara Orelli Vassere, Francesco Maggi, Claudia Crivelli Barella, Bixio Caprara, Franco Celio, Fabio Schnellmann, Massimiliano Robbiani, Stefano Steiger, Saverio Lurati, Samuele Cavadini, Gianrico Corti, Silvano Bergonzoli, Stefano Fraschina, Angelo Paparelli, Mauro Minotti

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