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Urgenti maggiori misure di controllo

La sempre più crescente flessibilizzazione del lavoro e le nuove forme di collaborazione tra dipendente e azienda hanno gradualmente fatto dimenticare alle aziende l’obbligo di monitorare il tempo di lavoro. Si tratta di misure volte alla tutela dei lavoratori e delle lavoratrici, sia per quel che riguarda la sfera della salute, sia per arginare il fenomeno dell’aumento del lavoro gratuito.

 

Pensare di timbrare il cartellino oggi sembra in gran parte delle professioni quasi anacronistico. Un’immagine da film in bianco e nero per intenderci. Ci sono poi professioni che hanno fatto della loro autonomia nella gestione del tempo uno status come ad esempio è per i giornalisti. Se da un lato dunque il controllo dell’orario di lavoro sembra addirittura contrastare la professione, dall’altro le tante ricerche in particolare dell’ultimo decennio hanno evidenziato un aumento di malattie dovute proprio ai ritmi di lavoro e alle pressioni che ne conseguono.

Ecco perché la nuova regolamentazione sul monitoraggio del tempo di lavoro deve essere accolta positivamente. Intendiamoci, la legge sul lavoro già riconosceva l’obbligo delle aziende di registrare le ore lavorate dai dipendenti. Come spesso accade però è necessario avere dei regolamenti per determinare in modo più chiaro come agire a livello applicativo.

ogni regola ha le sue eccezioni
Se la registrazione del tempo di lavoro è generalmente da applicare, il regolamento prevede in modo comunque molto restrittivo delle eccezioni. Di fatto possono essere esclusi dal controllo delle ore di lavoro solo i dipendenti che hanno una grande autonomia del tempo di lavoro, possono definire loro stessi gli orari nei quali lavorare e guadagnano più di 120’000 franchi l’anno. Questi tre elementi devono ben inteso essere cumulativi per far nascere il diritto all’eccezione. Inoltre questa eccezione deve essere prevista in un contratto collettivo di lavoro concluso tra partner sociali riconosciuti e rappresentativi e bisogna anche che il datore di lavoro abbia l’accordo scritto del lavoratore. Questa nuova regolamentazione, anche se magari sotto alcuni punti di vista non è completamente soddisfacente, ha evitato il peggio. Va ricordato infatti che davanti al Parlamento vi sono due mozioni pendenti che mirano a cancellare del tutto l’obbligo di controllo delle ore di lavoro. L’altro rischio era che fosse il Consiglio federale a decidere come regolare le eccezioni modificando l’ordinanza sulla legge del lavoro.

E io Timbro
Rimane il fatto che a molti colleghi e colleghe l’idea di essere sotto controllo e legati ad un orario preciso non piace per nulla. In realtà per l’esperienza raccolta in seno ai sindacati, con il controllo delle ore i dipendenti spesso si sono accorti di quante ore in più lavoravano senza che queste venissero retribuite. Insomma una gran massa di lavoro gratuito a beneficio del datore di lavoro, il che spiega la reticenza delle aziende a voler introdurre questo sistema. Questo sistema è dunque a tutto vantaggio del lavoratore, certo, di quello che lavora con serietà perché questo sistema indubbiamente porta allo scoperto “i furbetti”, questo a beneficio dei colleghi che si impegnano e delle aziende che possono così prendere i dovuti provvedimenti. L’invito dei sindacati è dunque quello di mettersi alla prova e conteggiare per un periodo ad esempio di tre mesi gli orari di inizio e di fine lavoro. In gran parte dei casi scoprirete che fate più di quello che vi viene pagato.

In ogni caso ora la palla è nel campo dei datori di lavoro e delle istituzioni. I primi devono introdurre i sistemi di monitoraggio nelle loro aziende e i secondi devono controllare affinché il regolamento venga applicato correttamente.

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