Il motore del cambiamento

Riflessioni da (e per) Ferrara

Sono tempi di grandi proposte, pare, tempi duri, in cui spesso finiamo per scoraggiarci, ma anche tempi stupendi infondo, perché da qualche parte dobbiamo pur cominciare a veder rosa, no?

di Stella N’Djoku

Insomma, se è vero che fino a Ferrara va tutto bene e lì poi si capisce quanto sia marcio il mondo, allo stesso tempo io penso che Ferrara sia il momento di fine e inizio dell’anno: il momento della presa di coscienza di ciò che non funziona e il luogo della ripartenza con le idee chiare e la testa alta. Tipo quest’anno, in cui siamo partiti dopo aver letto sui quotidiani proposte tipo “va abolita la Commissione federale contro il razzismo perché fomenta la discriminazione di chi non si accoda al pensiero unico pro-frontiere spalancate” (v. laRegione, 28.9.2018).

A Ferrara seguo molti incontri e tra questi direi che il legame forte è il tema del questionamento dell’identità, gran parola “identità” per gli afroitaliani che incontro durante “Mediatori nati”, per quelli che incontrerò a “Italiani, brava gente” e per me, che sono la figlia bianca di mio padre e quella nera di mia madre, che parlo dialetto ticinese meglio della lingua di mio padre, che sono svizzera, ma non sempre riconosciuta come tale… Riconoscimento, anche questa è una bella parola! Insomma: di cosa parliamo, quando parliamo di identità?

Al Festival di Internazionale ho visto anche “Occhio all’odio”, un video realizzato dai ragazzi di Occhio ai media (di cui ho seguito vari incontri), che racconta le aggressioni, subite dagli stranieri, avvenute in Italia negli ultimi mesi: il video è impressionante, pelle d’oca dal primo all’ultimo secondo, come lo sono le testimonianze dei relatori.

Insomma, tornata a casa da Ferrara, che è subbuglio e balsamo ogni anno, ho pensato che alla fine chissenefrega se vogliono abolire la Commissione contro il razzismo o chissà cos’altro, però tocca a noi, come privati e cittadini, muoverci e creare un GAD – Gruppo antidiscriminazioni, un Occhio ai Media o ancora una Webradio Giardino, una Factory Grisù… Dobbiamo essere tutti Stefano, Hamdi, Adam, Nada, Olga e tutti gli altri. Dobbiamo essere noi il cambiamento, il fermento, la forza per avere l’onestà di dire che integrazione e identità devono essere azione e non parola o motivo di propaganda…

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