Fake News

Fake news, come reagiscono gli Stati?

di Diego Emme

 

Parola molto abusata negli ultimi periodi, fake news è diventata il pericolo numero uno dell’informazione che passa sui social media o su galassie di siti internet più o meno tradizionali. Se n’è parlato al Festival “internazionale” a Ferrara.

Fake news, ossia notizia falsa, bufala, menzogna, questo significa. Molto spesso viene anche declinata nell’accezione più dotta: post-truth, cioè post-verità che l’anno passato è stata la parola del 2016, per l’Oxford English Dictionary. Una realtà non suffragata dai fatti, ma molto spesso accettata dal pubblico perché sensazionale o emotiva.

Di tutto ciò e soprattutto di come gli Stati europei e l’Ue stiano reagendo ai rischi della manipolazione dell’opinione si è parlato nel Panel del Festival di Internazionale a Ferrara “Notizie fuori scena, le false notizie che manipolano l’opinione pubblica e condizionano la politica”.

“Le fake news diventano un vero e proprio business, perché molto spesso fanno più clic che le notizie reali, sovente fanno leva su sensazionalismi, sul razzismo, sulla propaganda”, spiega Matteo Grandi, autore del libro Far-Web. “Non solo si diffondono nei canali alternativi di informazione ma anche sui media tradizionali. Non solo dunque nella rete, ma a causa di errori o assenza di fact checking, si propagano anche sui giornali o in televisione”.

“E questo è un vero e proprio business, perché sempre più dietro c’è la consapevolezza che queste bufale generano milioni di clic, diventano virali e di conseguenza sono molto redditizie. Anche dei giovani semplicissimi hanno costituito siti specializzati in fake news che hanno guadagnato centinaia di migliaia di euro”, spiega Grandi.

“Le fake news sono evolute nel tempo, ma ci sono sempre state” - spiega Massimo Bordin, giornalista di Radio Radicale e specialista di fact checking. “Soltanto che oggigiorno rispetto al passato quando le notizie false potevano avere un secondo fine, l’evoluzione principale sta
nell’utente. È cresciuta la diffidenza del fruitore, del cittadino, rispetto alla notizia accreditata del media mainstream sempre più in crisi. E così il rigetto del media tradizionale alimenta i siti o l’informazione che veicolano per lucro o per propaganda le bufale. Molti giovani poi oggi si informano solo ed esclusivamente attraverso YouTube o i social come Facebook”.

Complottisti e bufale

“C’è stato un periodo dal 1945 sino al 2011 in cui si costruiva la propaganda, soprattutto nel periodo dei due blocchi. In questa epoca storica c’erano anche degli equilibri tra politica e media, oggi non se ne hanno più - dice Eric Jozsef, giornalista di Libération, e collaboratore di LeTemps. “Dal 2011 si diffonde l’idea del complotto, da qui in poi con la diffusione del web è più semplice spararla grossa e fare in modo che questa notizia si diffonda. Studi scientifici hanno rivelato che ci vuole molto più tempo per smontare una bufala che non a crearla e a diffonderla”.

“In Francia rispetto ad altri paesi ad esempio - spiega Jozsef - si cerca di riequilibrare questa sorta di anarchia della notizia sempre più con fact checking fatti dai giornalisti e spiegati al pubblico, tanto che anche le semplici dichiarazioni dei politici vengono messe sotto una puntigliosa lente per verificarne la veridicità”.

Ma come stanno reagendo gli Stati europei a questo pericolo? “L’Ue ha istituito dal 2015 una task-force di de-banking per smontare punto su punto le bufale che molto spesso colpiscono le istituzioni europee. Soprattutto dalla Russia, ma anche da movimenti euroscettici come la Lega Nord o l’Ukip di Nigel Farage”. A rispondere è Roberto Santaniello, membro della Commissione europea: “La cellula è composta da una dozzina di persone per il momento, che ogni giorno analizzano queste euro-bufale, le verificano e poi rispondono con dati reali, informando l’opinione pubblica della loro reale portata e veridicità”.

“Oggi molto spesso - conclude Matteo Grandi - l’antidoto alle fake news sta nel web stesso, dove con un clic si può cercare la reale fonte della notizia, dove si possono incrociare i vari media e capire con cognizione di causa se una notizia è vera o è falsa”.

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