8 marzo 2018

Contro la poca considerazione della questione dell’uguaglianza – parità salariale adesso!

«Parità salariale adesso!», ecco il motto che ha dominato la Giornata internazionale della Donna dell’8 marzo dove si sono tenute numerose manifestazioni ed attività. Al centro di questi eventi c’è stata la critica della decisione del Consiglio agli Stati di prorogare all’infinito l’introduzione di misure concrete per combattere la disuguaglianza salariale tra donne e uomini.

Sull’ora di pranzo a Berna un migliaio di donne ha manifestato contro l’inaccettabile tattica dilatoria che ha come unico obiettivo quello di mascherare la mancanza di volontà nella maggioranza del Consiglio degli Stati di fare qualsiasi cosa contro l’ancora esistente discriminazione salariale delle donne. Alla manifestazione organizzata dal GI Donne delle sezioni Unia Berna, Oberland bernese e Oberaargau-Emmental, e sostenuta dall’Unione sindacale svizzera e da numerose organizzazioni femminili, le donne hanno fatto capire chiaramente che le misure volontarie delle aziende non bastano per soddisfare il comandamento dell’uguaglianza salariale sancito nella Costituzione federale. L’approccio volontario è assolutamente inefficace, e lo ha dimostrato il fallimento del dialogo sulla parità salariale, al quale hanno partecipato soltanto poche decine di aziende sottoponendosi ad una verifica delle proprie strutture salariali dal punto di vista della discriminazione delle donne.

37 anni dopo che gli svizzeri e le svizzere hanno iscritto nella Costituzione il principio del «pari salario per un lavoro di pari valore» è davvero arrivato il momento di introdurre strumenti e controlli obbligatori in occasione dell’attuale revisione della Legge sulla parità dei sessi. Con la nuova legge il Parlamento deve finalmente fare in modo che l’incarico costituzionale venga effettivamente eseguito.

Nel tardo pomeriggio della Giornata internazionale della Donna si sono tenuti altri eventi e manifestazioni ad Aarau, Ginevra e altre città svizzere. Ad Aarau la protesta si è rivolta soprattutto contro la chiusura del centro per la parità, decisa dal governo e parlamento cantonale. Queste decisioni, come anche la decisione del Consiglio agli Stati, sono un esempio della minima considerazione che la politica dominata dagli uomini regala alla questione dell’uguaglianza.

E questo nonostante ancora oggi la differenza salariale tra donne e uomini, non spiegabile con criteri oggettivi come livello di formazione o livello gerarchico diversi, ammonti ancora al 7,3 percento. E nonostante questa discriminazione salariale si rifletta negativamente sul livello delle pensioni delle donne in vecchiaia. L’Unione sindacale svizzera e suoi alleati intensificano la propria lotta contro la discriminazione della donna e mettono il 1° maggio 2018 sotto la parola d’ordine «Parità salariale adesso!». (USS/trad. syndicom)

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