Lavoro presso un’azienda che sta registrando un consistente calo degli ordinativi a causa della pandemia di coronavirus. Quasi ogni giorno la direzione comunica nuovi provvedimenti. Oggi sono state imposte vacanze obbligatorie per diversi collaboratori, con effetto dalla prossima settimana. L’azienda può imporre delle vacanze?  

Quando si fissano le vacanze, si deve sempre tener conto delle esigenze dei collaboratori, ma il datore di lavoro ha «l’ultima parola»: se datore di lavoro e dipendenti non trovano un accordo, il primo decide il momento delle vacanze. Tuttavia, queste cosiddette vacanze imposte devono essere comunicate al dipendente circa tre mesi prima dell’inizio delle vacanze stesse, cosicché tu non sei tenuto ad accettare le vacanze obbligatorie imposte a breve termine dal tuo datore di lavoro. Invia una comunicazione per e-mail o lettera raccomandata, indicando che non accetti le vacanze e offri il tuo lavoro.

La direzione ha inoltre comunicato che dobbiamo ridurre tutti i saldi temporali positivi. Ciò significa che i dipendenti vengono rimandati a casa prima o non vengono contemplati nella programmazione, cosicché i saldi temporali calano. Di conseguenza, alcuni dipendenti registrano
già saldi negativi.

A seconda dei saldi temporali in questione, la situazione giuridica è diversa: la compensazione per il lavoro straordinario implica necessariamente il consenso del dipendente. Una compensazione può di conseguenza essere rifiutata. La compensazione per le ore supplementari richiede anch’essa il consenso dei dipendenti, tuttavia – a differenza della situazione giuridica per il lavoro straordinario – nel contratto di lavoro o nel CCL applicabile si può derogare da questa disposizione e concedere al datore di lavoro il diritto di disporre unilateralmente la compensazione. Se il tuo contratto di lavoro o il CCL applicabile contengono una tale regolamentazione, la disposizione dev’essere accettata. La compensazione dell’orario flessibile in attivo, invece, può essere imposta senza che il contratto di lavoro preveda esplicitamente qualcosa di diverso. Tuttavia, non è consentito in nessun caso giungere a un saldo negativo a causa di una cattiva situazione degli ordinativi: il datore di lavoro si assume il rischio imprenditoriale e non può trasmetterlo ai dipendenti. Se il datore di lavoro non vi consente di lavorare ai sensi del contratto, difendetevi da questi provvedimenti e offrite il lavoro tramite e-mail o per raccomandata.

Il nostro datore di lavoro ha comunicato che sta valutando la possibilità di presentare domanda per il lavoro ridotto. Quali sarebbero le conseguenze finanziarie per noi? Possiamo rifiutare il lavoro ridotto?

Il lavoro ridotto richiede il consenso scritto dei collaboratori. L’introduzione del lavoro ridotto comporta per i dipendenti una riduzione salariale fino al 20%. L’entità della perdita nel caso specifico dipende da quanto i collaboratori interessati siano ancora in grado di lavorare: nel caso di un lavoro ridotto del 50%, ad esempio, il datore di lavoro paga il 100% delle ore lavorate, mentre l’80% delle ore perse viene versato dalle prestazioni assicurative (indennità per lavoro ridotto). Di conseguenza, il dipendente che ha un lavoro ridotto del 50% deve accettare una riduzione salariale del 10%. Chi rifiuta il lavoro ridotto continua a percepire il salario pieno, ma deve mettere in conto la possibilità di essere licenziato.

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