Si è conclusa in sordina una storia di 36 anni, nell’ora in cui la maggior parte delle persone dorme. Nella notte tra il 14 e il 15 marzo, le rotative di Bussigny hanno stampato i loro ultimi giornali prima di spegnersi per sempre. La scadenza era nota già dallo scorso agosto, quando Tamedia, l’editore zurighese, aveva annunciato la chiusura delle sue tipografie di Bussigny e Zurigo, mantenendo solo quella di Berna.

Scompare così l’ultima grande tipografia della Svizzera romanda. Molti dei giornali e delle riviste letti in Romandia sono stati prodotti qui, tra cui 24 heures, la Tribune de Genève, il Matin ormai scomparso, Le Matin Dimanche, 20 minutes, Le Temps, Coop, Lausanne-Cités, il Journal de Morges, Bilan o Femina, solo per citare i principali.

Parte delle rotative è già stata smontata, e la più grande lo sarà a partire dal mese di aprile. «Un acquirente svizzero recupera l’insieme delle macchine per valorizzarle», ci spiega per iscritto il servizio di comunicazione di Tamedia. Alcuni componenti o elementi compatibili saranno smontati e riutilizzati al DZB (il centro stampa di Berna, ndr) o immagazzinati per servire come pezzi di ricambio. Per quanto concerne i locali, saranno affittati a terzi.

Ristrutturazioni a ripetizione

Queste rotative stavano giungendo alla fine del loro ciclo di vita. Ma quando fu inaugurato nel 1989, in presenza del presidente della Confederazione Jean-Pascal Delamuraz, il centro stampa di Bussigny era all’avanguardia della modernità. Negli anni Novanta, vi lavoravano oltre 500 persone. Poi, il personale si è ridotto drasticamente a causa delle ristrutturazioni, in particolare dopo l’acquisizione nel 2009 dei giornali e della tipografia di Edipresse da parte di Tamedia. Nel 2023, era stata licenziata quasi la metà dei 120 dipendenti rimanenti.

Ultimamente vi lavoravano ancora 55 persone nella tipografia e 14 nella logistica. Tra queste ultime, dieci resteranno a Bussigny per garantire la distribuzione nella Svizzera romanda dei giornali stampati a Berna. Secondo 24 heures, da agosto una manciata di dipendenti ha trovato lavoro altrove, due hanno accettato un posto alla tipografia di Berna e alcuni beneficiano di un pensionamento anticipato. Ma la maggioranza è rimasta senza lavoro…

«Il personale è rimasto molto scioccato dall’annuncio della chiusura e si è fortemente mobilitato», confida Joëlle Racine, segretaria sindacale dell’industria grafica presso syndicom che lo rappresentava. Le trattative per il piano sociale si sono concluse a dicembre.

«Grazie alla loro mobilitazione, i dipendenti sono riusciti a ottenere netti miglioramenti rispetto al piano sociale inizialmente proposto da Tamedia. Ma resta una situazione drammatica, perché avevamo dimostrato che la tipografia poteva essere redditizia.»

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