«Facciamo da ponte tra i colleghi e il sindacato»
Testo: Giovanni Valerio
Photo: Sandro Mahler

I partecipanti al corso di formazione per persone di fiducia in Ticino, che si è tenuto all’inizio di aprile, provengono da diversi ambiti. Lavorano presso AutoPostale, PostFinance, IMS e cablex. Alcuni lavorano da molto tempo nella stessa azienda, altri sono stati assunti da poco, altri ancora stanno cambiando mansione all’interno della stessa azienda.
I fiduciari sono quei membri di syndicom che si mettono a disposizione come persone di riferimento. Sono, in un certo senso, le «antenne» del sindacato in azienda: ascoltano i colleghi, riferiscono i problemi, chiedono la consulenza degli esperti.
Insieme per la giustizia
Li abbiamo incontrati durante un corso di due giorni in Ticino, organizzato dal segretariato della Svizzera italiana e riconosciuto da movendo, l’istituto di formazione dei sindacati. I partecipanti sono una decina. Lavorano ad AutoPostale, PostFinance, IMS, cablex. C’è chi è in Posta da 35 anni e chi è stato appena assunto. C’è il presidente di una commissione del personale (CoPe) e chi è qui per curiosità, stimolato dal segretario regionale.
Ciascuno con la propria storia personale, di vita e di impegno. Chi ha aderito al sindacato da apprendista, perché così si usava una volta. Chi ci è arrivato più tardi, dopo un conflitto al posto di lavoro. C’è chi ha provato sulla propria pelle cosa vuol dire e ha scoperto la solidarietà.
I momenti migliori di questi incontri sono quelli informali. Di solito la sera, quando si chiacchiera dopo cena. Ad esempio, conducenti di AutoPostale di luoghi diversi condividono gioie e dolori del loro lavoro, dato che momenti di incontro con i colleghi durante i turni sono pochi. Ci si conosce meglio, si capisce che si è tutti dalla stessa parte, anche se il padronato cerca da sempre di dividere i lavoratori.
Alimentare le motivazioni
Perché siete qui? «E perché no?», rispondono quasi in coro i partecipanti. Anche se le loro motivazioni risalgono a consuetudini familiari, a principi etici oppure non sono coscienti, tutti sono convinti. «I diritti non sono mai acquisiti», affermano. «Bisogna tenere alta la testa perché possono essere cancellati da un momento all’altro. Per questo è importante esserci: interessarsi a cosa succede nel mondo, votare, scendere in piazza!», afferma qualcuno. «Se non c’è la motivazione a voler cambiare, si è destinati a rimanere in uno stato di infelicità o addirittura a peggiorare», filosofeggia qualcun altro. «Affronta le cose, dialoga, agisci!», incoraggia una donna. E fa notare che «la società, il mondo, ti spingono e ti insegnano a non essere passivo».
Il sindacato siamo noi
Questo lo spirito che circola tra i partecipanti. Alla fine, tutti tornano a casa (e sul posto di lavoro) con più forza e con qualche strumento in più. Informazioni sulla storia dei sindacati e sul loro ruolo. Conoscenza dei contratti collettivi e del potere della Commissione del personale. Perfino un atelier pratico su come convincere i colleghi ad aderire al sindacato. «Cosa ho imparato? Che la trasmissione di informazioni non va fatta per forza a parole», conclude una partecipante. «Ma in modo più sottile: semplicemente ascoltando, dando l’esempio, alzando la testa». Lunedì prossimo, al ritorno al lavoro, qualcuno di loro porterà questa consapevolezza ai colleghi: «dobbiamo far capire che il sindacato siamo noi, i lavoratori. Il sindacato c’è quando qualcuno fa valere i tuoi diritti».
La parola «sindacato» deriva dal greco «sin» (insieme) e «diké» (giustizia). Quindi: insieme per la giustizia. Lo sguardo della giovane socia di syndicom, non ancora trentenne, si illumina, quando sente questa frase.
«Ora avrò una definizione semplice per presentare il sindacato ai miei colleghi, quando mi chiedono a cosa serve: siamo qui, insieme per la giustizia.»