«La carenza di personale ci mette a dura prova»
Padre e figlio lavorano entrambi come addetti alla logistica alla Posta. Daniel Wampfler da 37 anni e suo figlio Remo, dopo aver completato il suo apprendistato due anni fa.
Testo: Manuel Hunziker
Foto: Pia Neuenschwander

Non tutto è andato per il meglio negli ultimi anni: «Ciò che ci dà filo da torcere da un po’ di tempo è la crescente carenza di personale. Questa situazione porta inevitabilmente a raggruppare i giri di distribuzione», afferma. Quando i giri vengono raggruppati, il lavoro di un collaboratore assente viene distribuito tra gli altri. Ciò allunga le giornate di lavoro, comporta errori nella distribuzione e provoca situazioni pericolose sulla strada, a causa della pressione delle scadenze e della stanchezza.
Il sistema di pianificazione dei percorsi introdotto alcuni anni fa è parte del problema. Il padre e il figlio Wampfler non usano mezzi termini: «Si tratta di un software interno alla Posta che indica dove e quando ogni pacco deve essere consegnato. I corrieri sono costantemente sotto pressione». Questo strumento è certamente utile all’inizio, per i collaboratori che non conoscono ancora i luoghi, ma purtroppo non è possibile disattivarlo quando non è più necessario.
La Posta e la sua nuova generazione: non è una storia d’amore
Da giovane, Remo accompagnava talvolta suo padre nei suoi giri di consegna. Quando è arrivato il momento di cercare un posto di apprendistato, la logistica è stata una scelta ovvia. Non se ne pente. Anche se il suo futuro professionale rimane aperto, fare il postino e il corriere gli va benissimo per il momento.
L’alto tasso di turnover, in particolare tra i collaboratori più giovani, è un problema per La Posta. Remo spiega: «Dopo la scuola reclute di 18 settimane, sono rimasto sorpreso nel vedere che un terzo del team era cambiato in così poco tempo». Padre e figlio desiderano che La Posta torni ad essere più attrattiva per i giovani. Oggi molti lasciano La Posta dopo l’apprendistato. Il carico fisico è elevato e demotiva molti. Anche i bassi salari all’assunzione e le scarse prospettive salariali non incoraggiano a rimanere.
Impegno per il sindacato
L’impegno sindacale è una tradizione nella famiglia Wampfler: Daniel ha recentemente festeggiato i suoi 25 anni di adesione. È membro di diverse commissioni ed è presidente di sezione. Daniel e Remo sono reclutatori attivi all’interno dell’azienda e acquisiscono regolarmente nuovi membri.
Per entrambi, spiegare i vantaggi e i benefici del sindacato ai nuovi colleghi è una cosa ovvia. Per i giovani dipendenti che non sanno come funziona un contratto collettivo di lavoro o che non hanno ancora pensato alla loro previdenza per la vecchiaia, è utile sapere che il sindacato è un interlocutore prezioso, in grado di rispondere a tutte queste domande complesse e di fornire sostegno in diversi ambiti della vita professionale.
L’assistenza legale e i corsi di formazione continua che tutti i dipendenti della Posta, sindacalizzati o meno, possono seguire durante l’orario di lavoro sono altri buoni argomenti a favore dell’adesione a syndicom. «Ma l’iniziativa deve partire dalla persona. Altrimenti non serve a nulla».
Essere sindacalisti? Che abbiano un megafono, che sfilino in testa al corteo il Primo maggio sventolando una bandiera o fischiando, o che lavorino dietro le quinte per convincere i colleghi ad aderire: non esiste un manuale per fare militanza, se non quello di unire pragmatismo e idealismo. L’essenziale è riconoscere che le condizioni di lavoro a lungo termine possono essere migliorate solo insieme e non da soli.
Se un giorno fossero i capi della Posta
Alla domanda su cosa cambierebbero se fossero a capo della Posta per un giorno, le risposte divergono. Remo inizierebbe aumentando il suo stipendio e quello dei suoi colleghi. Suo padre Daniel introdurrebbe una nuova cultura dell’errore all’interno della direzione: negli ultimi anni sono stati avviati numerosi progetti costosi, che hanno comportato soprattutto un carico di lavoro supplementare e stress per il personale. Ma nessuno ha voluto assumersene la responsabilità.
Nonostante le critiche giustificate, entrambi apprezzano i numerosi aspetti positivi del loro lavoro. La varietà dei compiti, gli spostamenti e i contatti umani che ne derivano sono ciò che piace loro di più. Tuttavia, vorrebbero che la direzione dimostrasse loro maggiore riconoscimento migliorando le loro condizioni di lavoro. Entrambi sono consapevoli che le nuove tecnologie e l’evoluzione delle abitudini di comunicazione stanno mettendo in discussione il modello commerciale tradizionale della Posta. Da un lato, il volume della corrispondenza è in calo, dall’altro, il settore dei pacchi è in forte espansione. Guardano con favore ai nuovi servizi come la consegna di prodotti alimentari.
Il loro augurio è che La Posta, tra digitalizzazione e servizio personalizzato, tra efficienza e soddisfazione del personale, continui a svolgere il suo importante ruolo di servizio pubblico in Svizzera.
Biografia di Daniel e Remo Wampfler
Dopo aver seguito una formazione come segatore e carpentiere, Daniel Wampfler è entrato a far parte della Posta ben trentasette anni fa. Ha ricoperto diverse funzioni a Burgdorf, dove oggi lavora come postino. Apprezza la versatilità del suo lavoro, il fatto di essere sempre in movimento e non manca mai di aneddoti da raccontare.
Remo ha 20 anni. Ha svolto il suo apprendistato presso La Poste come logista e oggi lavora come addetto alla distribuzione di lettere e pacchi. Segue le orme di suo padre e incoraggia i colleghi ad aderire al sindacato. Nel tempo libero si allena in palestra e gioca a basket.
Entrambi vivono a Lützelflüh, nell’Emmental (BE).