«I lavoratori migranti sono spesso invisibili e precari»
Testo: Giovanni Valerio
Foto: Pia Neuenschwander

Il Gruppo d’interesse Migrazione conta 14 membri. Si riunisce almeno quattro volte all’anno. Dina El Sharbasi (con il megafono) è stata appena eletta copresidente, carica che condivide con Augustin Mukamba-Moyo (secondo da sinistra). Fatima Lee, copresidente di lunga data, è andata in pensione.
Noi lavoratori migranti, senza passaporto svizzero, non abbiamo rappresentanza politica.
Ma la nostra voce conta all’interno del sindacato.
Ci impegniamo tanto quanto i nostri colleghi svizzeri per ottenere migliori condizioni di lavoro e salari più alti.
Siamo presenti sin dalla fondazione del sindacato. Spesso proveniamo da paesi in cui i movimenti sindacali sono più attivi e il ricorso allo sciopero è più frequente, come in Francia o in Italia. Per questo motivo i datori di lavoro a volte non ci vedono di buon occhio.
Il razzismo è un problema quotidiano, anche tra colleghi. Durante le riunioni, tutti parlano in dialetto e facciamo fatica a capirli. È difficile far riconoscere la nostra formazione. E spesso veniamo giudicati sulla base di stereotipi e cliché. Un giornalista turco che cercava lavoro nelle redazioni si è sentito dire: «Sei turco, perché non vendi kebab?».
Le nostre condizioni di lavoro sono precarie ed è più difficile difenderci.
Ma se non lo facciamo noi, nessuno lo farà al posto nostro! È fondamentale parlare di questi temi. Senza aggredire o accusare l’altro, ma dobbiamo mostrare ciò che accade ogni giorno e denunciare certi comportamenti.
I sindacati agiscono sensibilizzando i datori di lavoro con l’integrazione di clausole antirazziste nei contratti collettivi di lavoro e facendo pressione politica per rafforzare le leggi. Tuttavia, la loro applicazione concreta incontra numerose difficoltà e le discriminazioni sono raramente dimostrabili. Le viviamo in tutti gli ambiti della nostra vita, quando facciamo domanda per un lavoro, cerchiamo un appartamento, chiediamo un appuntamento. Quanta frustrazione e rabbia!
Ci aspettano molte battaglie.
Mobilitarci contro l’iniziativa dell’UDC «No a 10 milioni di persone in Svizzera!», innanzitutto, poi per le misure di accompagnamento agli accordi bilaterali per arginare il lavoro nero, migliorare le condizioni di lavoro e proteggere dal dumping salariale praticato dalle aziende. Siamo una componente importante della forza lavoro in Svizzera.
Tu vuoi un lavoro dignitoso, condizioni eque e una voce che conta?
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Senza di loro non si va avanti: i migranti nel mondo del lavoro svizzero
Un terzo della forza lavoro in Svizzera è straniera. I sindacati sono in prima linea per difendere i loro diritti.
In Svizzera, le persone con passaporto straniero rappresentano circa il 33% della forza lavoro. Senza di loro, settori chiave dell’economia – come la sanità, la ristorazione, il turismo e l’edilizia – non funzionerebbero. Eppure, i lavoratori migranti continuano a essere sottopagati, discriminati e esclusi.
syndicom, come altri sindacati affiliati all’USS, si batte da sempre per migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle persone migranti. Lo fa attraverso l’attività sindacale quotidiana, ma anche con gruppi d’interesse come il Gruppo Migrazione, che dà voce diretta a chi spesso viene ignorato.
I migranti fanno girare l’economia, ma guadagnano meno
Cyrielle Huguenot, nuova segretaria centrale dell’USS per le questioni migratorie, è stata ospite del Gruppo Migrazione di syndicom ad aprile. Il suo messaggio è chiaro: «I migranti fanno girare l’economia svizzera.»
Alcuni dati chiave:
- Il 70% delle persone migranti in età lavorativa è attivo professionalmente.
- Senza migranti, il PIL svizzero sarebbe più basso del 6–7%.
- Eppure, i salari dei migranti sono in media del 15% inferiori rispetto a quelli delle persone con passaporto svizzero.
I sindacati come spazio di partecipazione e protezione
Molte persone migranti non hanno diritto di voto, ma nel sindacato la loro voce conta. «Nel sindacato, tutti hanno pari diritti», sottolinea Huguenot.
syndicom e UNIA ne sono un esempio concreto: più della metà degli iscritti a UNIA ha un passaporto straniero. Anche in syndicom il gruppo Migrazione lavora da anni per:
- denunciare il dumping salariale,
- combattere le discriminazioni,
- promuovere l’integrazione sindacale.
Chi arriva dall’estero è spesso più abituato all’impegno sindacale. Ma non sempre trova terreno fertile. In syndicom, invece, può contare su una rete attiva, solidale e attenta alle sfide quotidiane.