Dopo tre giorni di intensi dibattiti e oltre 80 interventi, il Consiglio nazionale ha respinto l’iniziativa popolare «200 franchi bastano» con 116 voti contro 74. Questa iniziativa, sostenuta dall’UDC, propone di ridurre il canone radiotelevisivo da 335 a 200 franchi e di abolire l’obbligo di pagamento per le imprese.

Dibattito sul ruolo del servizio pubblico

Questi dibattiti hanno riaperto la discussione sulla missione della SSR. Per la destra, si tratta di limitare il suo campo d’azione. Per la sinistra e il centro, la SSR rimane un elemento chiave della democrazia e della coesione sociale. David Roth ricorda: «I cittadini risparmierebbero 135 franchi sulla loro fattura Serafe, che dovrebbero poi riversare in abbonamenti ad altre piattaforme private per vedere i grandi eventi sportivi o culturali che ancora oggi fanno parte dell’offerta della SSR».

Un contropotere mediatico essenziale

Per David Roth, la SSR è molto di più di un semplice fornitore di contenuti: «La SSR è un patrimonio nazionale. Svolge un ruolo essenziale nella coesione del Paese e costituisce un contropotere di fronte agli slogan, ai social network e alle campagne degli influencer».

Prossima tappa: la votazione popolare

Il popolo dovrebbe votare nella prima metà del 2026. Il Consiglio federale ha proposto un controprogetto: esonerare le imprese che realizzano meno di 1,2 milioni di fatturato (circa l’80% delle società svizzere) e ridurre il canone a 300 franchi per le economie domestiche. Il Consiglio degli Stati deve ancora pronunciarsi al riguardo. Ma la partita si preannuncia accesa.

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