Il 14 giugno è tutti i giorni…
Testo: Virginie Zürcher, Co-responsabile syndicom regione Romandia
I sindacati dell’Unione sindacale svizzera (USS) si impegnano quotidianamente per l’uguaglianza sul lavoro.
Tuttavia, nel 2025, quest’uguaglianza è ancora lungi dall’essere raggiunta:
- Le donne guadagnano in media il 16,2 per cento in meno degli uomini, e gran parte di questo divario rimane inspiegabile.
- La legge sulla parità dei sessi è troppo poco conosciuta e viene pertanto applicata in maniera insufficiente, mentre le denunce per molestie sessuali continuano ad aumentare.
- Il clima internazionale, caratterizzato dall’intensificazione di discorsi reazionari, frena inoltre qualsiasi politica aziendale a favore dell’uguaglianza, dell’inclusione e della diversità.

Potere e sofferenza sul lavoro
I sindacalisti sono regolarmente confrontati con sofferenze sul lavoro legate a logiche di potere e a un’ossessione per la performance. Questa pressione permanente nuoce alla salute, all’equilibrio vita privata-vita professionale e riguarda tutti. Tuttavia, le donne sono doppiamente colpite: devono essere dipendenti «come se non avessero una famiglia» e devono gestire la loro famiglia «come se non avessero un lavoro».
Questioni femministe
L’uguaglianza sul lavoro è una rivendicazione femminista. Il mondo del lavoro valorizza ancora codici cosiddetti «maschili» – forza, performance, autorità, potere – a scapito del rispetto e dell’uguaglianza. Analizzare i problemi del lavoro con una prospettiva di genere permette di comprendere meglio questi meccanismi, di identificare gli ostacoli e di lottare più efficacemente. Ignorare questa prospettiva significa alimentare un sistema che frena i progressi concreti.
Il collettivo contro il capitalismo
Il capitalismo si basa su questa divisione sessualizzata del lavoro e sulla dominazione maschile: rifiutare di vedere queste realtà rende impossibile la vera uguaglianza. È per questo che le nostre organizzazioni sindacali devono integrare pienamente la prospettiva di genere nelle loro lotte.
Il movimento dello sciopero femminista mostra la via da seguire: si tratta allo stesso tempo di una lotta collettiva, sindacale e femminista. Organizzandoci, potremo prevenire meglio le disuguaglianze, sostenere meglio le vittime e soprattutto avanzare verso una vera uguaglianza.
Il sindacalismo è una lotta femminista.
E il 14 giugno rimane una data imprescindibile di questa battaglia.
La prospettiva di genere: uno strumento sindacale per una giustizia più equa
Il sindacato è nato dalla lotta contro le disuguaglianze e le ingiustizie sul lavoro. Da sempre, difendiamo l’idea che ogni lavoratore e lavoratrice merita rispetto, un salario decoroso e condizioni dignitose. Ma affinché la nostra azione rimanga efficace, occorre analizzare i nostri mestieri, le nostre rivendicazioni e le nostre pratiche sindacali tenendo conto delle differenze di situazioni tra donne e uomini. Non si tratta di una teoria astratta, bensì di uno strumento concreto per comprendere perché, nonostante le leggi e i progressi sociali, le disuguaglianze persistono ancora oggi.
Delle realtà
- Le donne guadagnano in media meno degli uomini, anche in posti di lavoro equivalenti.
- Sono più numerose negli impieghi precari, a tempo parziale o nei mestieri detti «essenziali» ma mal retribuiti.
- Assumono un doppio compito: il lavoro salariato e la maggioranza dei compiti familiari e domestici.
- Anche nella vita sindacale, sono meno presenti nei posti decisivi, spesso perché gli orari delle riunioni o la cultura interna non lasciano loro spazio.
Perché è una questione sindacale?
Queste disuguaglianze non riguardano solamente «le donne», toccano l’insieme del mondo del lavoro:
- Salari più bassi per le donne spingono verso il basso l’insieme delle retribuzioni.
- La precarietà indebolisce i nostri diritti collettivi e alimenta la divisione.
- L’assenza di rappresentatività priva il sindacato della voce e dell’esperienza di una parte dei suoi membri.
Integrando la prospettiva di genere, rafforziamo la nostra capacità di negoziare e di difendere i diritti di tutti e tutte.
Cosa significa in concreto?
- Occorre porsi la domanda: «Questa rivendicazione va a beneficio allo stesso modo delle donne e degli uomini?»
- Integrare nelle nostre negoziazioni clausole sull’uguaglianza salariale, la genitorialità, la lotta contro le molestie sessuali.
- Lottare contro la cultura della brutalità nel management perché è tossica per tutti e tutte a ogni livello.
- Adattare le nostre pratiche interne (orari delle riunioni, presa in considerazione del carico familiare, promozione del giusto mix nelle nostre istanze).
- Formare i nostri militanti affinché individuino le disuguaglianze di genere e siano in grado di combatterle efficacemente.
Un sindacato che guarda il mondo del lavoro attraverso la lente del genere è un sindacato più rappresentativo, più combattivo, e quindi più efficace.