Cos’è il Consiglio svizzero della stampa?  

Dal 1972, il Consiglio svizzero della stampa si occupa delle questioni etiche relative ai media. È il punto di riferimento per chi desidera presentare un reclamo in merito a un articolo o a una trasmissione scorretta o poco veritiera. Ad esempio, generalizzazione di stereotipi, discriminazione legata a gruppi etnici o religiosi, descrizione di persone coinvolte in procedimenti giudiziari, ecc. 

È composto da 21 membri, suddivisi in tre camere che valutano i reclami pervenuti. 15 sono esperti dei media e 6 rappresentano il pubblico. 

Fa parte di una fondazione sostenuta da vari attori del mondo dei media: Schweizer Medien, i sindacati dei giornalisti (syndicom, SSM), l’associazione professionale impressum, la SSR e la Conferenza dei caporedattori. Nella sessione autunnale, il Parlamento ha aperto la strada a un cofinanziamento da parte dell’UFCOM. Esiste infine anche un’associazione di sostenitori. 

Ogni anno il Consiglio della Stampa riceve decine di reclami. Nel 2024 sono stati 130, una tendenza in forte aumento. Le tre camere del Consiglio della stampa elaborano pareri sulla fondatezza e sulla portata di un reclamo. Ma non è un tribunale: non può infliggere multe o sanzioni. Tutti i reclami e la loro valutazione sono pubblicati sul sito web del Consiglio della stampa che cerca, per quanto possibile, di incoraggiare gli editori a pubblicare i risultati nei loro media.

Quali sono le sfide che attendono il Consiglio della stampa nei prossimi anni?

Le sfide sono enormi, perché una stampa libera è fondamentale per il buon funzionamento di una democrazia. In questo contesto, il Consiglio della stampa svolge un ruolo centrale come organo di autoregolamentazione. Viviamo in un mondo caratterizzato dalle fake news e da un’ondata crescente di reclami. La sfida consisterà nel continuare a sviluppare le regole di etica professionale e a elaborare linee guida sulle questioni essenziali dell’etica dei media. 

Daniel Rihs

Il mio ruolo, in qualità di presidente, consiste soprattutto nel mediare tra le organizzazioni promotrici per garantire che il Consiglio della stampa possa svolgere il suo ruolo di istanza di ricorso etica, professionale e indipendente nel nostro sistema. 

La stampa è in piena transizione: come mantenere le regole etiche in un nuovo contesto (IA, digitalizzazione)?

L’intelligenza artificiale rappresenta una sfida importante. Non si può fermare una tecnologia che avanza così rapidamente e con tanta potenza. Allo stesso tempo, bisogna sempre rimanere molto attenti: l’IA non può e non deve sostituire il lavoro dei giornalisti. Il Consiglio della stampa insiste su un punto chiaro: anche se un articolo è redatto con l’aiuto dell’IA, è sempre il giornalista che rimane responsabile di ciò che viene pubblicato. L’essere umano deve garantire l’accuratezza e la credibilità. I contenuti creati con l’aiuto di un programma di intelligenza artificiale devono essere segnalati come tali. Ciò è indispensabile per mantenere la fiducia del pubblico. 

Al Consiglio della stampa viene rimproverato che le sue prese di posizione non vengono seguite. Come renderle più efficaci?

Non bisogna dimenticare che il Consiglio della stampa non è un tribunale: non può infliggere sanzioni. Le sue decisioni non sono sentenze, ma prese di posizione etiche basate sulla «Dichiarazione dei doveri e dei diritti dei giornalisti» e sulle relative direttive. Una volta che una camera o la presidenza del Consiglio hanno emesso una decisione, questa è definitiva e non è possibile presentare ricorso. Il valore del Consiglio della stampa sta altrove: fornire punti di riferimento e contribuire a mantenere gli standard etici professionali. Vogliamo rafforzare la sua influenza. Per questo è importante che le sue prese di posizione vengano pubblicate. I reclami, siano essi accolti o respinti, devono poter contribuire ad alimentare il dibattito pubblico.

Diventa membroScorri in alto