«Dobbiamo fare una distinzione tra lavoro e lavoro salariato»
Zoe Sutter ha 24 anni e lavora in una libreria indipendente, mentre Kuba Walczak ha 20 anni ed è informatico presso Swisscom. Entrambi si impegnano politicamente nella Gioventù socialista (GISO) e insieme sono attivi nel Gruppo d’interesse Giovani, perché per loro il mondo del lavoro non è come dovrebbe essere.
Intervista realizzata da: Vera Urweider
Zoe, Kuba, come avete scelto le vostre professioni?
Zoe: Mi piace leggere (ride).
Kuba: E a me piace giocare ai videogame.
Zoe: All’epoca non volevo andare al liceo, quindi ho scelto il settore dei libri.
E questo vale per te ancora oggi?
Zoe: Non so se lo sarà anche per i prossimi 40 anni, per questo a volte penso a dei corsi di perfezionamento. Mi potrei immaginare di fare qualcos’altro per qualche anno e poi tornare a fare questo lavoro. È davvero una bella professione.
E tu, Kuba, sei davvero diventato informatico attraverso i videogame?
Kuba: Era il mio hobby, sì. Stavo molto al PC e mi piaceva. Da bambino avevo il sogno di diventare game developer. Alla scuola media poi abbiamo avuto un corso di informatica e così una cosa ha portato all’altra. Anch’io avevo deciso di non fare il liceo, volevo essere indipendente e andarmene da casa; quindi, dovevo poter guadagnare i miei soldi.
Soldi e indipendenza – elementi importanti nella nostra società. Quanto è stato importante il salario nella tua scelta professionale?
Kuba: All’epoca meno, ma ho capito presto che un buon salario ti dà parecchia indipendenza. Ora so più o meno quanto devo guadagnare per vivere. E più alto è il mio salario, e più posso ridurre la mia percentuale lavorativa. Per me è sempre stato chiaro: il lavoro salariato è piuttosto secondario. Una cosa secondaria che mi permette di vivere la mia vita. Con gli amici, il tempo libero, le relazioni. Per la politica, per altri impegni. Visto così, l’ammontare del salario è un punto importante.
Zoe: I librai sono pagati male, questo mi era chiaro fin dall’inizio. Da noi serve passione e interesse. Tuttavia, lavoro solo al 60 per cento, così ho abbastanza per vivere. La cosa principale è che la mia professione sia divertente. Che dopo il lavoro abbia ancora energia, non sia esausta. Che possa godermi la vita e non solo lavorare. Ho bisogno del mio tempo libero per ricaricare le energie e ho bisogno di tempo per i miei impegni, come per syndicom.

Siamo in pieno argomento – il senso del lavoro: guadagnare soldi sì, con qualcosa che interessa, ma solo quanto basta perché rimanga tempo per altre cose che forse interessano ancora di più. Si può riassumere così?
Zoe: Sì, ma bisognerebbe ancora fare la distinzione tra lavoro salariato e lavoro in generale…
Kuba: Assolutamente sì!
Zoe: …perché c’è lavoro salariato che non ha molto senso, tranne i soldi, e c’è molto lavoro importante, come il lavoro di cura o gli impegni volontari, che non danno soldi, ma che richiedono tanta energia e che sono molto importanti.
Socialmente però veniamo ancora definiti attraverso la nostra professione.
Kuba: Proprio per questo è fondamentale fare una distinzione. Per molti salariati la cosa principale è guadagnare il più possibile per avere una vita confortevole. Ma in realtà il lavoro dovrebbe soprattutto permettere a tutti di apportare il proprio contributo per far funzionare la società e il sistema. Anche il capitalismo non funzionerebbe più da tempo senza tutto il lavoro volontario.
Sarebbero di più le persone che curerebbero i loro familiari se venissero rimunerati per questo? È questa la motivazione giusta?
Zoe: Proprio lì devono esserci entrambe le opzioni. Ma è una domanda a cui non si può rispondere semplicemente con sì o no.
Capisco. Sarebbe un discorso lungo – ma torniamo al lavoro salariato. Quali richieste, aspettative o desideri avete?
Kuba: Apprezzo la flessibilità nel mio lavoro. Posso spesso partecipare a riunioni e altre attività al di fuori del lavoro, dato che posso organizzare il mio orario di lavoro relativamente liberamente. Quello che molti nel mio settore desiderano sono stabilità e buona comunicazione aziendale. Che si venga coinvolti nelle decisioni e nei cambiamenti. Anche la codecisione sarebbe un punto importante. Se manca, porta a un estraniamento dal proprio lavoro. Allora non si tratta più di come trascorrere al meglio l’orario di lavoro, ma il più velocemente possibile.

Zoe: Con orari di lavoro fissi e meno flessibilità, la cosa più importante è un buon team e buoni superiori che permettano anche di scambiarsi il lavoro tra di noi. Un tema molto importante per me è la flessibilità per le persone con malattie croniche. Io stessa ho l’endometriosi e sono molto grata quando posso andare a casa in caso di enormi crampi addominali e se si dà prova di comprensione.
Ci sono professioni che nel vostro ambiente vengono evitate?
Zoe: Lo formulerei in modo più aperto: ci sono molte professioni rilevanti per il sistema che non si sceglie necessariamente, ma le circostanze ti ci portano. Lavori scelti solo per guadagnare soldi. Non li vorrei scegliere, soprattutto per le condizioni di lavoro. Pagati male, troppo stress, richiesta troppa flessibilità, innumerevoli straordinari, così che si deve sacrificare metà della vita.
Prima lo si accettava. Quindi qualcosa è già migliorato, o no?
Zoe: Sì … direi: entrambe le cose. Proprio nell’assistenza prima erano meglio organizzati a livello di personale e avevano più tempo per i pazienti. Da amici so che il contatto interpersonale manca enormemente. Conoscono meno bene le persone e così possono fare meno bene il loro lavoro.
Kuba: Esatto, anche da noi. Nell’informatica c’è spesso pressione per dover creare nuovi features il più presto possibile, così che spesso manca il tempo per occuparsi correttamente della sicurezza o della qualità. Arrivano anche sempre più strumenti IA che dovrebbero riconoscere questi errori, ci viene poi venduto come misura di risparmio di tempo e dovremmo concentrarci ancora di più sulla programmazione. Quindi il profitto viene spesso prima della qualità del lavoro.
Zoe: Tali falle riguardo alla sicurezza esistono in tutte le professioni. Lo sento spesso! Giardinieri paesaggisti, alle FFS – non importa dove, manca semplicemente il tempo per garantire la qualità.
Kuba: Se i dipendenti avessero più diritto di parola, darebbero molta più priorità a tali temi. Questo porterebbe sicuramente un valore aggiunto. Sia per il loro benessere che per la qualità del lavoro.
E quali professioni scelgono i giovani oggi?
Kuba: Nella mia cerchia di persone più strette è abbastanza diversificato. Cuoco, psicologo, illustratore, falegname…
Zoe: Anche da me. Quello che però unisce queste professioni è che in una certa misura ci si può realizzare. Il focus è chiaramente su qualcosa che si adatta a una persona. Che dal lavoro torni qualcosa e non che si investa solo energia nel lavoro.
Kuba: Sì. È esattamente questo.