Lei è un’esperta fiscale in pensione e fa parte di économieféministe.ch. Inoltre partecipa al gruppo di lavoro sul salario nello sciopero femminista. Un impegno senza limiti per le finanze delle donne: perché?

Deploro un discorso che fa sentire le donne in colpa, che le fa credere che, in sostanza, se le loro pensioni sono così basse è perché non se ne interessano abbastanza. La differenza nelle pensioni riflette le disparità salariali di una vita intera! Per me è fondamentale che le donne capiscano che questa ingiustizia è costruita, che deriva da un sistema patriarcale che non ha più ragione di esistere. Loro non c’entrano nulla e io dimostro loro perché.

Cosa mostra loro esattamente?

Che il problema risiede nella LPP, il cosiddetto 2° pilastro. Ancora oggi, circa un quarto delle donne non vi è affiliato. Questo 2° pilastro è stato concepito e calcolato per un uomo che lavora a tempo pieno, senza interruzioni, per circa 40 anni. Infatti, secondo la legislazione attuale, affinché le donne percepiscano prestazioni di vecchiaia paragonabili a quelle degli uomini, dovrebbero semplicemente esercitare anche loro un’attività lucrativa a tempo pieno e senza interruzioni di carriera.

Il che ovviamente non è possibile…

Infatti, le donne dedicano i due terzi del loro tempo ad attività non retribuite, principalmente lavori domestici, familiari e di cura. A ciò si aggiungono le differenze salariali tra uomini e donne, le differenze di reddito fin dalla più giovane età, che aumentano drasticamente con l’arrivo dei figli, poiché le donne iniziano a lavorare a tempo parziale. Poiché la previdenza professionale si basa sull’attività lucrativa, non sorprende quindi che le rendite che versa alle donne siano così esigue. L’UST ha calcolato che nel 2023 le rendite annuali delle donne saranno inferiori di
16 380 franchi all’anno rispetto a quelle degli uomini. Si tratta di una differenza del 31%! Sono più di 100 miliardi di franchi che mancano ogni anno nel portafoglio delle donne. Queste cifre astronomiche dimostrano quanto siano le scelte politiche e orientate a sfavorire le donne.

E l’età in cui hanno diritto alla pensione è stata aumentata!

Sì, la riforma AVS 21 prevede un supplemento di rendita attribuito esclusivamente alle donne nate tra il 1961 e il 1969, quando i loro redditi sono modesti. Si tratta di una misura che mira ad addolcire la pillola: la generazione di transizione (vedi schema) riceve infatti un supplemento che varia tra 12,50 franchi e 160 franchi al mese.

Cosa cambia concretamente per le donne sapere tutto questo, dato che il problema è sistemico?

Abbiamo esaminato gli strumenti a disposizione per calcolare la loro pensione, come richiedere un estratto del conto individuale, se è possibile o meno andare in pensione anticipatamente e, soprattutto, come osare chiedere le prestazioni complementari. Le donne presenti, perlopiù postine, hanno espresso quanto sia duro il loro lavoro, quanto sia difficile mantenere il ritmo richiesto con l’avanzare dell’età e come alcune di loro vivano situazioni di maltrattamento sul lavoro. Scambiarsi opinioni, chiedere aiuto, sentire il sostegno dei colleghi sindacalisti per sbrigare alcune pratiche amministrative: tutto questo dà forza. Quella sera c’era un grande spirito di solidarietà.

Rafforzare l’AVS

Il sistema AVS, il 1° pilastro, compensa le differenze di reddito tra i coniugi e tiene conto del lavoro educativo e di cura svolto nella sfera non retribuita. I contributi e le prestazioni sono gli stessi per tutti. Si tratta di un sistema semplice, efficace ed economico, che si avvale di spese amministrative e di gestione dell’ordine di 25 franchi per persona assicurata.

Per Danielle Axelroud, non c’è bisogno di cercare oltre:

«Basterebbe dimenticare la previdenza professionale obbligatoria (una previdenza professionale privata e volontaria potrebbe sussistere) e raddoppiare le prestazioni dell’AVS. Le rendite medie dell’AVS ammonterebbero a quasi 4000 franchi al mese, il che consentirebbe di vivere in modo modesto ma dignitoso. Il bilancio delle prestazioni complementari ne risulterebbe alleggerito, così come le finanze cantonali e comunali, che dovranno invece far fronte a un aumento delle spese nel settore della sanità e dell’assistenza agli anziani».

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