«Come scegliete le notizie presentate nel vostro giornale? Siete stressati prima di presentare il telegiornale? Utilizzate ChatGPT per scrivere i vostri testi?» Domande frequenti intorno ai tavoli dello «speed dating», una delle attività organizzate nell’ambito del primo festival del giornalismo romando. Il Presstival si è svolto allo stadio di Gurzelen di Bienne lo scorso 7 giugno.

Il comitato organizzatore ha messo in campo un’enorme energia su tutti gli aspetti organizzativi, allestendo una programmazione impressionante. La scaletta era davvero ricca: dibattiti sulla diversità nelle redazioni, discussioni sul trattamento mediatico dei conflitti in Ucraina e a Gaza, riflessioni sul finanziamento dei media e le retribuzioni dei professionisti, masterclass su come gestire i diritti d’autore per i fotogiornalisti o sul ruolo dell’umorismo nel trattare o far passare le notizie.

Su uno dei palchi allestiti ai piedi delle vecchie gradinate dello stadio si sono tenute conferenze sulle sfide nel mondo dell’informazione. Temi: il successo dei media digitali, la diversità dei media o il ruolo dell’intelligenza artificiale. Sul terreno di gioco, una iurta ha giornalisti di tutto il mondo. Radio, podcast e vignette hanno fatto anch’essi parte del programma. In totale erano presenti a Bienne 28 media romandi e 6 internazionali.

Eva Hirschi, giornalista, membro di syndicom e presidente di investigativ.ch, modera la discussione sulle misure restrittive, le cosiddette «azioni SLAPP», che mirano a impedire la pubblicazione di determinati articoli.
Speed dating
Stephanie Vonarburg, responsabile del settore Media, parla con potenziali nuovi membri, giornaliste di redazioni a rischio.
Mathilde Matras, segretaria regionale del settore Media, si batte per salari giusti.
Joëlle Racine e Jean-François Donzé, segretari regionali

Un settore in crisi, soluzioni collettive

Il festival è stato promosso da una giovane generazione di giornalisti preoccupati per il loro futuro professionale. La crescente precarietà, la scomparsa di testate e la fine della carta stampata colpiscono duramente il settore.

Per Mathilde Matras, segretaria regionale per il settore Media, non è possibile fare giornalismo senza un sindacato forte in tutti i settori della comunicazione, in particolare alla Posta e nelle telecomunicazioni. «Sostengo una strategia che mostra come, insieme, possiamo lottare affinché i giornali possano continuare a essere recapitati, le tipografie continuino a funzionare e le reti siano accessibili ovunque e allo stesso prezzo». Aggiunge: «Il giornalismo, come i settori difesi da syndicom, risponde a una missione di servizio universale. L’informazione è un bene pubblico e, in quanto tale, è indispensabile respingere ogni riduzione del canone radiotelevisivo pubblico».

Come vivere di questo mestiere?

Ma la preoccupazione principale rimane la retribuzione. Le discussioni presso lo stand gestito da syndicom vanno tutte in questa direzione: come vivere del lavoro di giornalista?

In questo settore i bassi salari sono la norma. Durante una tavola rotonda, due giornalisti hanno fatto l’esempio di una lotta costante con gli editori. «Questi ultimi si rifiutano di rispettare i contratti collettivi di lavoro (CCL), il che fa aumentare la competizione tra colleghi e, di conseguenza, causa un abbassamento delle retribuzioni», conferma Mathilde Matras.

Il CCL valido nella Svizzera romanda prevede 594 franchi al giorno e 327 franchi per mezza giornata. Spesso viene applicata quest’ultima tariffa, senza considerare le ore trascorse per la ricerca, nel raccogliere testimonianze e nello scrivere, né la lunghezza del testo. «Un giornalista non può opporsi da solo a queste condizioni; la solidarietà è indispensabile», dichiara Mathilde Matras.

Una dinamica collettiva da rafforzare

La giornalista Pauline Rumpf, membro del comitato organizzatore e iscritta a syndicom, ritiene che il festival abbia permesso ai professionisti di instaurare un dialogo. Secondo le stime del comitato, circa 800 persone hanno partecipato al festival. «Questo festival è stato un successo, poiché sembra aver portato una ventata di positività a giornalisti isolati e sotto costante pressione, ridando loro la sensazione di far parte di una categoria, di un settore vivo e pieno di persone devote a questa professione e pronte a investire nella sua sopravvivenza e reinvenzione. È questo aspetto collettivo, che parte dalla base, che ci stava più a cuore. I riscontri che abbiamo ricevuto vanno ampiamente in questa direzione.»

Il successo di questa prima edizione sottolinea l’importanza di unire le forze per un giornalismo degno di rispetto, pluralista e accessibile.

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