Secondo Avenir Suisse, la Posta dovrebbe recapitare le lettere solo due volte a settimana. È davvero la soluzione?

Matteo Antonini: La proposta non è certo nuova. Questa volta, però, si va ben oltre la proposta messa in consultazione dal dipartimento del consigliere federale Albert Rösti così come il rapporto della commissione di esperti del Servizio universale postale inoltrato nel 2022. In Svizzera recapitiamo le lettere insieme ai pacchi e sarebbe impensabile che i postini non portino questi prodotti allo stesso tempo e allo stesso destinatario. È veramente un controsenso logistico ed economico. Recapitare solo due giorni a settimana allungherebbe inoltre i giri dei postini e comprimerebbe tutta la catena logistica. 

Le cifre ci dicono che le lettere sono in netto calo. Non è logico adattarsi alle nuove abitudini dei cittadini?

Tra tutti gli invii postali, la lettera che arriva il giorno dopo è il prodotto di gran lunga più amato dagli Svizzeri. Esclusi i pacchi, la Svizzera fa registrare tuttora un miliardo di invii ogni anno. È vero che stanno cambiando le abitudini di consumo, ma quello che propone Avenir Suisse è di liberalizzare dove esiste un mercato in crescita – nei pacchi – e di ridurre le prestazioni in un mercato già in difficoltà (lettere e giornali). Noi proponiamo di mantenere entrambi, insieme, per sfruttare i punti di forza dell’uno e le debolezze dell’altro. Cioè di continuare con il recapito quotidiano di pacchi, lettere e giornali.

In Norvegia, ad esempio, la posta viene recapitata solo una volta a settimana. In Danimarca, le lettere non saranno più recapitate dalla fine di quest’anno. Tutto viene inviato per via elettronica, tranne i pacchi, che saranno recapitati da privati. Decisioni che fanno riflettere, vero?

La geografia, la demografia e l’economia scandinava non sono paragonabili alle nostre. L’economia svizzera è in crescita, con una popolazione sempre più numerosa. La situazione in questi Paesi scandinavi è diversa. E non siamo così indietro in termini di digitalizzazione. Abbiamo altri modi di consumare, altre abitudini. Quello che cerchiamo di cambiare è che la rete postale, attualmente in difficoltà, offra servizi con un valore aggiunto. Questo modello era previsto anche dalla strategia della Posta, che purtroppo viene rimessa in discussione.

Di quali servizi si tratta?

Servizi digitali che sono necessari per la popolazione, come l’e-voting, l’e-ID o il dossier personale elettronico dei pazienti. Non vedo attori privati in grado di offrire questi servizi. La popolazione si è espressa contro la privatizzazione di questi servizi e La Posta ha un potenziale di evoluzione in questo mercato, che deve rimanere in mani pubbliche.

Il servizio pubblico deve necessariamente passare dalla Posta? O dai privati ai quali verrebbero fissati dei paletti?

L’unico monopolio in questo mercato è la lettera di 50 grammi. Tutto il resto può già essere fatto dai privati. Ma mi interrogo rispetto alla consegna. Chi ha voglia di andare a prendere cartoni di vino o pannolini in un distributore automatico lontano da casa? I cittadini vogliono ricevere la merce a casa. Quello che propone Avenir Suisse è invece sopprimere il recapito dei pacchi, compresi i più pesanti, per quasi 60 000 economie domestiche. Immaginate gli agricoltori, le persone in home office, o che rientrano tardi dal lavoro, che devono spostarsi verso un «My Post24» per ritirare i loro pacchi. È davvero un controsenso.

Le nostre richieste

Una riduzione del servizio universale garantito dalla Posta metterebbe direttamente a rischio migliaia di posti di lavoro nella distribuzione della posta e dei pacchi, ovvero persone che da anni si impegnano a favore del servizio pubblico in tutta la Svizzera.

Precedenti piani del Consiglio federale, come l’abolizione della posta A, hanno già suscitato un’ampia opposizione. Le richieste di Avenir Suisse vanno ancora oltre e rischiano di smantellare La Posta come fornitore affidabile su tutto il territorio.

Alla Posta rimarrebbero solo i settori non redditizi, secondo la logica «il privato si arricchisce, lo Stato si fa carico delle perdite».

syndicom chiede quindi:

  • Un chiaro impegno delle autorità a favore di un servizio universale che copra tutto il territorio
  • Investimenti in una Posta pubblica orientata al futuro
  • Nessuna ulteriore liberalizzazione a scapito dei lavoratori e della popolazione
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