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Nell’ambito del programma di risparmio PCon è prevista la totale eliminazione di questo incentivo, nonostante due anni fa il Parlamento l’abbia addirittura rafforzato con l’intenzione di continuare anche in futuro. Ciò è tipico del Consiglio federale, ma è anche altrettanto tipico del Parlamento non assecondarne la passività. Infatti quest'ultimo si rifiuterà di approvare la cancellazione richiesta della promozione della stampa come tempo fa bocciò le conclusioni che il Consiglio federale aveva tratto dallo studio sul pluralismo dei media, commissionato, figuratevi voi, dallo stesso Consiglio federale.

A suo tempo il governo nazionale accolse i risultati scientifici secondo cui i mercati falliscono sempre di più nel fornire alla popolazione un’offerta mediatica democratica esprimendo tuttavia il desiderio che gli fossero lasciati altri quattro anni per ovviare a questo problema. Ciò che equivale a chiedere all’industria del tabacco di lottare contro il cancro ai polmoni. Mentre il Consiglio federale è rimasto fedele al suo tradizionale principio di non fare nulla, il Parlamento insiste con la propria posizione politica: esige che il governo gli sottoponga un concetto nel quale vengano illustrate la forma di un assetto mediatico democratico in Svizzera e le misure che servirebbero per (ri)ottenere un tale ordine. Il Parlamento obbliga così il Consiglio federale a smetterla di starsene con le mani in mano e lo invita a rimboccarsi le maniche. È vero che questa posizione non rappresenta una partenza ideale per elaborare una politica mediatica democratica, ma sicuramente è più corrispondente alla realtà che non il laissez-faire governativo.

E qui entra in gioco la nuova Commissione dei media. Essa dovrà dare al Consiglio federale ciò di cui esso è privo ovvero una competenza tecnica e nuove idee. Per questo è giusto che essa agisca in qualità di commissione di esperti, ovvero come organo consultivo e non come organo prepolitico, alimentando la speranza e l’aspettativa che agirà in modo meno ideologico del governo e che concepirà per quest’ultimo una politica mediatica integrata degna di questo nome. Questa politica integrata dei media deve infatti nascere ed essere sviluppata partendo dall’obiettivo della giustizia democratica e deve tenere conto di tutti e quattro i media di massa (radio, tv, stampa, online). La Svizzera è una democrazia diretta e federalistica: necessita quindi di un sovrano ben informato e dotato di capacità decisionali, a tutti i livelli statali. I mass-media ricoprono un ruolo centrale nel processo di formazione delle opinioni e delle volontà. Per questo essi devono essere a disposizione delle cittadine e dei cittadini attraverso un’offerta variegata e di qualità, per far sì che il popolo sia in grado di assumersi i compiti futuri. Una politica democratica dei media e la giusta combinazione di regolamentazione dei mercati devono garantire che questa offerta giornalistica indispensabile venga effettivamente prodotta.

* Hans-Jürg Fehr è consigliere nazionale.

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