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Purtroppo ci si sta abituando lentamente a questa situazione: in Svizzera le differenze salariali tra uomini e donne continuano a essere elevate. Uno scandalo che non genera un grande clamore nell’opinione pubblica, ma che non può essere tollerato dal punto di vista sindacale. Il dialogo sulla parità salariale ha sì ottenuto qualche progresso, ma non è sufficiente per consentire una vera e propria svolta. Da parte nostra si devono discutere anche altri passi più incisivi.

Le differenze salariali si possono spiegare in modo diverso a seconda dei casi. Fintanto che esistono delle ragioni obiettive (ad es. età, formazione, anni di servizio), non si può parlare di discriminazione. Nel 2010 la discriminazione salariale media nel settore privato ha continuato ad attestarsi a 677 franchi al mese. Ciò significa concretamente che una donna attiva, per via della discriminazione salariale, continua a perdere ogni anno all’incirca 8’124 franchi solo per il fatto che è una donna. In Svizzera sono occupate all’incirca 2,13 milioni di donne.

Il mercato del lavoro svizzero è caratterizzato da professioni tipicamente maschili e femminili. Nell’ambito delle professioni maschili il livello salariale è nettamente più elevato. Due terzi delle persone che lavorano in un settore caratterizzato da salari poco elevati, che guadagnano quindi meno di 4’000 franchi al mese, sono donne. Analogamente, la quota delle donne che lavorano a tempo parziale in Svizzera è molto elevata, con tutti i problemi che ciò comporta per la sicurezza sociale.

Nel dicembre 2012 la Svizzera è stata fortemente criticata dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) per la sua politica in materia di famiglia. L’organizzazione rileva nel suo rapporto che la conciliabilità tra famiglia e lavoro in Svizzera viene garantita con consistenti lacune e che la situazione professionale sfavorevole delle donne è non da ultimo connessa nel nostro paese anche ai costi (molto) elevati per l’assistenza esterna dei figli. Anche la situazione fiscale delle coppie nelle quali lavorano entrambi i partner con figli a carico viene criticata dall’OCSE.

Per conseguire una parità salariale, la pressione sulle imprese deve continuare a essere rafforzata anche dai sindacati. Non è accettabile che molte imprese continuino a non garantire salari privi di discriminazioni. Nel 2013 i sindacati lotteranno insieme per l’iniziativa sul salario minimo, volta a far sì che in Svizzera non esistano più salari al di sotto dei 4’000 franchi. Questo salario minimo previsto per legge rappresenterebbe un passo importante anche da un punto di vista della politica in materia di uguaglianza. L’iniziativa AVS plus, che verrà presumibilmente lanciata ad aprile dall’Unione sindacale svizzera, e che è condivisa da syndicom, favorisce non da ultimo anche le donne che hanno guadagnato poco nel corso della loro vita.

* Bernadette Häfliger Berger è Responsabile uguaglianza e diritto.

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