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A testa alta: non c’è lavoro senza dignità

È questo lo slogan che l’Unione sindacale svizzera Ticino e Moesa ha scelto per il 1° maggio di quest’anno. Un concetto che ben riassume la volontà di riscatto dei lavoratori e delle lavoratrici che devono fare i conti con un mondo del lavoro sempre più conflittuale, sempre più difficile e precario.

 

“E Agora?”: installazione in Piazza Manzoni

Progetto di Arte Pubblica ideato da Regaida Comensoli, Alessandro Ligato e in collaborazione con l’Associazione aiuto alle famiglie di vittime sul lavoro.

Uno degli scopi è andare oltre il dato di cronaca, oltre l’incidente, oltre i sentimenti e le sensazioni che vengono rimossi troppo velocemente. Come vengono sempre più occultati, da ingombranti teloni pubblicitari, i cantieri in cui si lavora duro, giorno dopo giorno. Le vittime del lavoro rimangono testimoni tragici e silenziosi a cui questo progetto vuole ridare voce, anima e corpo. Come? Attraverso l’ascolto delle famiglie, degli operai. In un’epoca in cui gli individui sono continuamente bombardati da un numero di informazioni maggiori di quelle che si possono assimilare, gli artisti di “E Agora?” hanno optato per un’installazione multimediale che privilegia diversi canali sensoriali. L’obiettivo è di permettere al singolo fruitore non tanto di ricordare, ma di serbare un ricordo esperienziale dell’installazione, sorretta dal concetto dell’arte performativa. Tracce audio, materiali audiovisivi, proiezioni tutti tesi a lavorare in modo profondo su una memoria collettiva a cui non possono bastare cicliche commemorazioni o distratti ricordi.

Baracche e lavoratori stagionali: tra storia e attualità

Una baracca, di quelle dove i lavoratori stagionali erano alloggiati durante i periodi lavorativi trascorsi in Ticino. Sarà ricostruita in grandezza naturale e installata a Bellinzona tra il 19 e il 26 maggio 2015 in Piazza del Sole.

L’esposizione vuole ricordare il disumano statuto di stagionale. In una baracca ricostruita fedelmente e corredata di numerose testimonianze fotografiche, vengono illustrate le condizioni di vita delle lavoratrici e dei lavoratori stranieri di allora.

L’esposizione vuole risvegliare la nostra memoria, per conoscere la nostra storia, ma anche per discutere di migrazione e mondo del lavoro oggi. Una settimana di dibattiti e confronti, perché la storia è di tutti e il lavoro deve riacquistare la sua centralità nel dibattito.La mostra si inserisce nel quadro dell’esposizione nazionale intitolata «Baracche, xenofobia e bambini clandestini». Dal 1934 al 2002, lo statuto di stagionale disciplinava l’immigrazione della manodopera straniera. Centinaia di migliaia di persone sono state chiamate in Svizzera, come lavoratori privi di diritti e costretti a vivere in baracche in condizioni indegne .

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