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Accettare o cambiare

Tinu Oesch è teamleader nel centro logistico per la lavorazione delle lettere LZB a Ostermundigen che la Posta vuole cominciare a smantellare gradualmente dalla metà del 2018. «Con riserva dei risultati della procedura di consultazione, verrebbero cancellati 15 impieghi a tempo pieno», si legge in un comunicato stampa di inizio 2010. E ancora: «Non ci saranno licenziamenti». Verosimilmente la potenza delle macchine di smistamento a Härkingen è il motivo principale della chiusura dell’LZB Ostermundigen. «Farò tutto ciò che è in mio potere affinché vengano trovate delle buone soluzioni per i miei colleghi», afferma con convinzione il socio syndicom Tinu Oesch.

 

In questo sereno pomeriggio d’autunno, Tinu Oesch si materializza vestito da motociclista sulla terrazza del caffè, luogo del nostro appuntamento. Quando il tempo lo permette, il 45enne va a lavorare sempre in moto. Si siede e comincia il suo racconto: «Già nel 2008, quando sull’onda di REMA (Reengineering Mailprocessing) era stato chiuso il reparto logistico della Schanzenpost bernese trasferendoci poi qui, ci hanno messi in guardia che dopo la scadenza del contratto decennale sarebbe stato fatto un bilancio». E questo “bilancio” ora probabilmente significa la chiusura della base logistica a Ostermundigen.

Relazioni rispettose

Al centro LZB di Ostermundigen attualmente sono impiegate 96 persone, che coprono 69 unità a tempo pieno. Tinu Oesch coordina una squadra di diciotto persone all’accettazione. Di queste, tre lavorano al cento per cento, le altre sono tutte part-time. Insieme allo strumento del tempo annuale di lavoro, ciò consente di impiegare le persone in maniera flessibile. Ma con la nuova situazione è cambiato tutto per questo caposquadra impegnato e pieno di energia: «Quando a giugno è arrivata l’informazione sull’eventuale chiusura dell’LZB si è diffusa una grande incertezza. Io non illudo la gente, ma dico loro: cominciate a pensare a Härkingen o trovatevi un nuovo lavoro». Inoltre Tinu ha dato precise istruzioni su come i dipendenti devono trattarsi reciprocamente, perché purtroppo ha già vissuto la situazione in cui le persone «cominciano a sgomitare per un altro impiego» quando è stata chiusa la Schanzenpost a Berna. La maggior parte delle persone ha curato solo il proprio orticello. «Io invece vorrei vedere relazioni rispettose, perché possiamo funzionare solo come un team». In qualità di caposquadra Tinu Oesch intrattiene molti colloqui. A volte è lui che approccia spontaneamente i lavoratori quando li vede pensierosi accanto alle macchine. Egli ha invitato i suoi colleghi a scoprire «proprio adesso» cosa vogliano fare. Per farlo però devono sapere chi sono. Alcuni non hanno ancora ben capito «cosa succederà e a che velocità». Ci sono quelli che pensano che sia solo un falso allarme per spingerli a trovarsi un altro impiego. Altri invece approfittano della situazione attuale per trovare un lavoro un po’ più sociale rispetto al turno di sera o di notte presso la Posta. Diversi stanno inviando montagne di curriculum e altri – come lo stesso Tinu – per ora stanno a guardare per vedere cosa succede.

Senso della giustizia

Proveniente da Schwarzenegg (canton Berna), Tinu Oesch è in servizio presso il gigante giallo dal 1988. Ha fatto l’apprendistato alle PTT, quando erano ancora azienda di monopolio, ad Aarberg e poi è approdato alla Schanze a Berna. Ha imparato ad usare il rimorchio e il muletto, per dodici anni ha lavorato alla stazione postale e poi come autista. «Quelli sono stati i tempi migliori! Era sì un lavoro durissimo, ma ho appreso a lavorare autonomamente». Dopo la chiusura della stazione postale ha trovato un impiego nell’accettazione alla Schanze e ha conseguito l’attestato di capacità. In vista di REMA (Reengineering Mailprocessing), la Posta gli ha pagato la formazione. «Un diploma sarebbe servito qualora ci avessero dato in pasto al libero mercato», commenta Tinu senza tanti giri di parole. REMA e la chiusura della Schanze coincisero e così alcuni dipendenti postali si sono licenziati inaspettatamente, e in seguito Tinu Oesch è diventato teamleader nel nuovo centro logistico a Ostermundigen. Dalla ristrutturazione avvenuta due anni fa, ora dirige la squadra che si occupa dell’affrancatura e della preparazione all’invio. Egli è iscritto a syndicom da quando ha cominciato a lavorare. «Da soli abbiamo molto meno peso. Il sindacato rappresenta i nostri interessi e concentra la nostra forza. E se ho domande giuridiche da fare, so sempre dove ricevere una consulenza competente».

Tinu Oesch ha continuato la sua formazione diventando specialista della conduzione di un gruppo. «Lì ho imparato a conoscere me stesso. E ho scoperto che il mio pensiero è molto sociale, che mi piace condurre e che mi sento a mio agio in un gruppo». Egli è il maggiore di quattro fratelli, ha sempre fatto sport di squadra e da vent’anni dirige una scuola di hockey su base volontaria. «Mi piace assumermi delle responsabilità. Questo è il mio vero Io. E ho uno spiccato senso della giustizia». E siccome non ha dimenticato com’è non essere capo ma semplice dipendente e parte di un gruppo, spesso dice ai suoi collaboratori: «Voi siete responsabili soltanto del vostro lavoro. Valutare il rendimento è compito mio». E gli sta a cuore che tutti sappiano che «svolgiamo tutti un lavoro straordinario!».

La consapevolezza del cambiamento

Nell’ambito della procedura di consultazione ora si stanno raccogliendo delle idee su come proseguire. Ma a sentire Tinu Oesch la maggioranza dei dipendenti in questione non pensa di poter smuovere davvero qualcosa. «Anche alla riunione nel team molti non hanno voluto discutere se potevamo fare qualcosa in gruppo». Il teamleader ha informato comunque su quello che ha chiesto alla Posta: «Se sarà Härkingen, allora chiedo lunghe presenze dei lavoratori a tempo parziale, in modo che debbano viaggiare il meno possibile. Inoltre vorrei che venissero indennizzati i costi del trasporto». Molti dipendenti coinvolti fanno anche un secondo lavoro: pulizie, lavoro d’ufficio, portieri… Andranno anche vagliate delle possibilità di far esercitare questi lavori all’interno della Posta. E la Posta deve comunque aprire il portafogli e pagare delle formazioni.

Tinu Oesch non prova risentimento verso il suo datore di lavoro. «Probabilmente, un’azienda enorme come la Posta oggi va condotta così. Nell’economia privata talvolta si vede ben altro. Ma richiedetemelo più avanti quando sapremo quali impieghi saranno offerti!». Da questi dipenderà anche se il suo futuro professionale continuerà presso la Posta. Alla fattoria del fratello (dove ogni tanto dà una mano) sono già stati organizzati diversi compleanni per bambini. Forse quest’offerta potrebbe essere ampliata. Inoltre si interessa anche del progetto agricoltura e handicap AeH. Potrebbe anche immaginarsi di fare l’apprendistato di contadino. Ma forse farà anche il casalingo, dal momento che la madre dei suoi tre figli purtroppo si è ammalata. «Vivo con la consapevolezza che nella nostra vita da un momento all’altro potrebbe cambiare tutto». Un ragazzino di sua conoscenza, come motto della sua cresima ha scelto la seguente citazione: «Accetta o cambia!». E questo è piaciuto molto a Tinu Oesch…

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