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Alzare la voce per il CCL

Una conferenza in Ticino di Urs Thalmann, direttore di impressum, è stata l’occasione per fare il punto della situazione sulle trattative in corso per il contratto collettivo dei giornalisti. È giunto il momento di fare pressione: anche per syndicom la base deve mobilitarsi, se necessario scendendo in strada. Non possiamo pensare che un contratto collettivo di lavoro per la professione del giornalismo piova dal cielo come la manna: questo, in breve, il monito di Urs Thalmann, il direttore di Impressum, il quale in occasione della conferenza tenutasi all’Hotel Colorado di Lugano giovedì 3 dicembre ha esplicitato un’urgenza precisa, ovvero quella di sensibilizzare e mobilitare la base. “Le trattative sono state aperte, è vero – ha sottolineato Thalmann – ma i risultati non dipendono solo da Schweizer Medien e dalle associazioni dei giornalisti (impressum e syndicom): bisogna davvero fare pressione, utilizzare diversi strumenti, per esempio scendere in strada”.

 

Grazie alla pressione esercitata dalle recenti dichiarazioni di Doris Leuthard, l’Assemblea degli editori riuniti in Schweizer Medien ha iniziato a rivedere la propria posizione e ha chiesto al Presidium di presentare un progetto di CCL entro il 2016: a fine febbraio è fissato il primo incontro, da quel momento si spera di poter aprire un tavolo di discussione in modo da giungere a settembre alla presentazione del contratto collettivo e alla votazione. Anche se Thalmann non è così ottimistico sulla tempistica: “Credo che continueremo con le trattative” spiega, lasciando intendere che le cose andranno per le lunghe e che si dovrà attendere per definire i contorni del nuovo accordo almeno fino al 2017.

Si intravede uno spiraglio, quindi, ma è necessario unire le forze, anche quelle fra syndicom e ATG: anche su questo punto Thalmann e il presidente dell’ATG Ruben Rossello si sono detti d’accordo.

Da parte sua syndicom, per bocca del presidente Rocco Bianchi, ha ricordato che il sindacato da sempre ha cercato l’unione con le altre associazioni dei giornalisti. “L’importante adesso, al di là delle diverse visioni che le associazioni di categoria possono avere dell’azione sindacale, è cercare di cogliere l’occasione per migliorare il più possibile la situazione lavorativa dei giornalisti in Svizzera. In particolare dei freelance, probabilmente la categoria che più di tutti ha sofferto di questi undici anni di vuoto contrattuale”. Anche per lui l’esito delle trattative dipenderà soprattutto “dalla volontà della base di mobilitarsi. È finito il tempo di delegare agli altri il lavoro: se si vuole un contratto, tutti devono impegnarsi in prima persona”.

E il Ticino? Nonostante la risposta dei due editori ticinesi, Foa e Salvioni, che alla domanda di syndicom e impressum, ovvero se desiderassero entrare o meno in trattativa, hanno risposto in pratica “ci riserviamo di decidere solo alla fine della trattativa come posizionarci”, Thalmann ha l’impressione che, qualora gli editori della Svizzera tedesca firmassero un nuovo CCL (la Romandia invece ce l’ha), quelli del Ticino non si tireranno indietro. “Non dobbiamo drammatizzare il senso di quella lettera – ha precisato Enrico Morresi –. Probabilmente i due editori si riservano semplicemente di negoziare il contratto collettivo al ribasso”.

Insomma, l’opportunità c’è ed è concreta: sta a noi, a tutti noi giornalisti, in questo momento, far sentire la nostra voce.

* Laura Di Corcia è giornalista

freelance e membro di comitato Press Ticino.

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