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Come conciliare lavoro e tempo libero?

In questa fase di preparazione del prossimo CCL Swisscom, l'equilibrio tra lavoro e vita privata, la cosiddetta work-life-balance, è un tema centrale. Abbiamo dunque voluto chiedere a coloro che fanno parte del gruppo strategico CCL, come si riflette questa problematica nella loro realtà. 

 

«ci organizziamo autonomamente»

Sbrigare il lavoro che si presenta durante il giorno stando a casa? No, Cornelia Steiner non riesce proprio a immaginarselo. Lavorare invece un sabato da casa, o partecipare a una riunione il sabato, sì. Ciò ha a che fare con la natura del suo lavoro: Cornelia Steiner collabora nel dirigere i diversi call center della Swisscom a Zurigo. Per farlo ha bisogno di quattro video contemporaneamente e di un team di sette persone, di cui tre-quattro, devono sempre essere presenti. Esistono orari fissi di presenza, dal lunedì al venerdì tra le 7 e le 22, il sabato dalle 8 alle 10 e la domenica in base ai turni di picchetto. «Ci organizziamo per conto nostro, a volte ci scambiamo i giorni di lavoro»; di tanto in tanto qualcuno si prende una settimana libera, che alterna poi naturalmente con turni meno piacevoli. Cornelia Steiner sa che col suo lavoro non può in ogni caso tenere conto del work-life-balance delle colleghe nei call center: «A volte lavoriamo veramente a stretto contatto».

«si può pensare ad altro»

Elöd Mata lavora con importanti clienti a Coira, alla CBU-hotline, quasi “come ultima istanza”. Se ci sono problemi con prodotti “mobile” solo questo “third-level-support” può risolverli. E nessun altro. Ciò significa che, in questo caso, non è come per la hotline stessa, dove si determina con una precisione al minuto quanto tempo può essere dedicato alla soluzione di un problema. È cosa buona per Elöd e le sue colleghe: alle 18 si stacca. «Si può pensare ad altro», dice Elöd, che ha vissuto ben altre situazioni: per sette anni ha lavorato in un negozio Swisscom, anche ogni secondo sabato. «Ora il mio lavoro è meno stressanteo» dice.

«sempre sfinita»

Eleonore Nurh Wieland- Heiml lavora da anni quale “call center-customer consultant” allo Swisscom Business Park P51 a Zurigo. È convinta che, con un orario di lavoro al 100%, una work-life-balance non è quasi più possibile se si svolge un’attività di questo tipo. «La sera si è semplicemente sfiniti, perché le otto ore di lavoro sono molto intense». E si sa che, per il lavoro non svolto in quel giorno, non ci sarà certamente il tempo necessario per farlo il giorno dopo. Un lavoro al 70% è per Eleonore il massimo possibile, non ha mai lavorato a tempo pieno.

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