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Disponibile il «libro bianco» del giornalismo mondiale

In occasione della Giornata internazionale dei diritti umani, l'IFJ, l'organizzazione leader della professione giornalistica con 600mila membri in 150 paesi, pubblica il «libro bianco» sui media. Un documento di riferimento che raccoglie studi e sondaggi sulla libertà di espressione, le condizioni di lavoro, i giovani o l'uguaglianza di genere. Gratis su internet.

Le cifre sono impressionanti: 2658 giornalisti assassinati dal 1990, di cui 42 quest'anno. Operavano nei paesi in situazioni di guerra, corruzione e crisi di governo, come Iraq (339 morti), Messico (175), Pakistan (138), India (116), Russia (110), Algeria (106), Siria (96), Afghanistan (93). Ancora oggi, 235 professionisti dei media sono attualmente in carcere. In media, ogni settimana muoiono due operatori dei media. Sono le cifre pubblicate annualmente dalla Federazione internazionale dei giornalisti (FIJ), disponibili oggi, 10 dicembre, Giornata internazionale dei diritti umani. La FIJ ha pubblicato il suo primo rapporto annuale nel 1990, dando l'allarme sulle vittime della professione: giornalisti uccisi, rapiti e giustiziati da nemici della libertà di stampa in tutto il mondo.

Il cosiddetto «libro bianco» (White Paper) del 2020 è disponibile gratuitamente al sito della FIJ. In 62 pagine, presenta dati aggiornati su quello che è un vero e proprio massacro senza colpevoli. Infatti, nel 90% dei casi di omicidio di giornalisti ci sono stati pochi procedimenti giudiziari. Nei due terzi dei casi, gli assassini non sono stati identificati ed è possibile che non vengano mai identificati. Uccidere un giornalista è quindi praticamente privo di rischi ed è il modo più semplice ed economico per mettere a tacere i giornalisti problematici. Mentre un killer può essere identificato e consegnato alla giustizia, nella maggior parte dei casi i mandanti restano sconosciuti. Per questo, nel 2006 l'IFJ ha portato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ad adottare la Risoluzione 1738 che invita i governi a proteggere i giornalisti. Ma la situazione non è cambiata, perché manca ancora la volontà politica. Nel 2018 l'IFJ ha presentato all'ONU la sua Convenzione sulla sicurezza e l'indipendenza dei giornalisti (riportata nel "libro bianco") e sta mobilitando i suoi affiliati in tutto il mondo (tra cui syndicom) per portare la Convenzione all'ordine del giorno dell'Assemblea Generale dell'ONU.

Chiude il documento un testo che ricorda che la pandemia (e la crisi economica da essa generata) sta indebolendo il giornalismo di qualità: perdita di posti di lavoro,
riduzione dei mezzi, mancanza di protezione, condizioni di lavoro in calo allontanano i giovani dalla professione e scoraggiano gli addetti. Questo accade anche in Svizzera, dove in alcuni regioni manca da decenni un Contratto collettivo.

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