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Economia e schizofrenia

Negli ultimi anni, la situazione delle lavoratrici e dei lavoratori di una certa età si è degradata sempre più, soprattutto per gli uomini tra 55 e 64 anni. Il tasso di disoccupazione di questa classe d’età, ormai vicina alla AVS, è passato dal 3 a quasi il 5%. Si tratta di lavoratori che riscontrano molte difficoltà a trovare un nuovo impiego, anche quando sono qualificati, e rischiano spesso di richiedere aiuti sociali. Le ragioni di questa evoluzione del mercato del lavoro sono diverse. I lavoratori più anziani sono discriminati e spesso le aziende sono propense a licenziarli e a preferire loro i giovani, con costi inferiori. Inoltre, in questi anni si è assistito a uno smantellamento delle assicurazioni sociali (2° pilastro, AI) che fungevano in un certo senso da “uscite di sicurezza”.

Per affrontare il problema, la Confederazione ha convocato la seconda Conferenza nazionale sui lavoratori anziani. Innanzitutto, la conferenza ha riconosciuto che la disoccupazione è aumentata. Lo confermano anche alcuni dati, pubblicati recentemente sul giornale Hebdo. La durata della disoccupazione aumenta con l’età: 45 giorni per chi ha meno di 20 anni, che diventano 191 per chi ha fra 35 e 39 anni, 312 giorni per la fascia tra 55 e 59 anni e addirittura 337 giorni di disoccupazione per i sessantenni. Se si tiene conto delle persone che arrivano alla fine del diritto alla disoccupazione, che escono dalle statistiche e passano alla AI, all’aiuto sociale o alla precarietà, la percentuale di disoccupati tra i senior sale addirittura a 7,9%, come fa notare Daniel Lampart, capoeconomista USS.

Di fronte all’evidenza delle cifre, la Conferenza nazionale sui lavoratori anziani ha accettato quindi il principio che bisogna prendere misure concrete per affrontare il problema. In ogni caso, le proposte non vanno lontano. È necessario che i lavoratori di lunga data beneficino di una migliore protezione contro i licenziamenti e che migliorino le loro possibilità nella ricerca di un impiego. I datori di lavoro dovrebbero per esempio annunciare sistematicamente i posti vacanti agli Uffici Regionali per l’Impiego. Infine, gli stessi datori di lavoro non dovrebbero rifiutare le candidature unicamente in funzione dell’età. Per questo, l’OCDE ha proposto di vietare questo tipo di discriminazione negli annunci di lavoro. (red)

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