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“Fare femminismo a partire dalle necessità delle donne”

Alessandra Ceregatti, 43 anni, brasiliana, è partita da San Paolo per raggiungere la carovana in Croazia. Oltre ad essere un’attivista della Marcia mondiale delle donne in Brasile, lavora come giornalista freelance, si occupa di edizioni e organizzazione di eventi.

syndicom: Come ti sei avvicinata a questo movimento femminista internazionale?

Alessandra C.: Prima di essere una militante della MMD ero già attiva in diversi processi di partecipazione sociale. Sin da adolescente facevo parte del Partito dei lavoratori e di altre organizzazioni. Poi nel 2000 mi offrii come volontaria nella preparazione del Forum sociale mondiale di Porto Alegre. Proprio in quel contesto sono venuta a conoscenza della Marcia, che in quegli anni stava iniziando la sua lotta. Qualche tempo dopo, quando il Segretariato internazionale della MMD approdò in Brasile, ebbi l’opportunità di farne parte. Fu proprio durante il mandato brasiliano, tra il 2007 e il 2013, che decidemmo di organizzare la carovana che in questi mesi sta attraversando l’Europa.

All’interno della MMD coesistono diverse visioni di femminismo, quali sono i punti in comune?

Consideriamo la violenza come qualcosa di strutturale e crediamo che essendo le diverse problematiche interconnesse, vadano affrontate di pari passo. Ecco perché riteniamo necessario cambiare la vita delle donne per cambiare il mondo per cambiare la vita delle donne: è un concetto circolare, non si tratta di cambiare prima una e poi l’altro, ma di proseguire parallelamente su più livelli. Costruiamo il femminismo a partire dalle lotte concrete delle donne e dalle loro necessità, quindi crediamo che la lotta per la riforma agraria portata avanti da una donna contadina sia una lotta femminista. L’iniqua divisione sessuale del lavoro è l’espressione più concreta del patriarcato. Ciò che la società patriarcale si aspetta dalle donne non è solo che si occupino dei bambini, ma anche degli anziani, dei malati, degli uomini, peraltro non si aspetta la stessa cosa dagli uomini, che già solo per questo motivo godono di privilegi. È ovvio che in una società come questa un uomo, rispetto a una donna, ha molte più possibilità di occupare lo spazio pubblico, di affermarsi e di studiare, di pensare ed esprimere il proprio pensiero, di leggere e via dicendo. In questo senso credo sia completamente sbagliato sostenere che le donne che oggi occupano degli spazi di potere abbiano già ottenuto l’uguaglianza, poiché se queste donne si trovano lì significa che ve ne sono altre a ricoprire il loro ruolo di sempre: una babysitter, una donna delle pulizie, una madre, una nonna…

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