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Giorni difficili per la stampa

Due mesi dopo l’annuncio della chiusura e dei licenziamenti all’«Hebdo» e le riorganizzazioni presso «Le Temps», sono state chiuse le trattative tra la direzione di Ringier Axel Springer Schweiz SA (RASCH) e la rappresentanza del personale per la Svizzera romanda, sostenuta da impressum e syndicom, con la sottoscrizione di un piano sociale.

 

Quest’ultimo deve alleviare le conseguenze dei licenziamenti per i 35 dipendenti e i 7 collaboratori indipendenti interessati. Ricordiamo altresì che undici persone a partire dai 59 anni di età sono andate in pensione anticipatamente. La delegazione impegnata nelle trattative ha ottenuto un sostanziale miglioramento delle rendite, oltre che un prolungamento dei termini di licenziamento. Analogamente, gli altri licenziamenti possono beneficiare di un prolungamento del termine di disdetta, che raggiunge, in base all’età di servizio, anche i quattro mesi, e godere inoltre di indennità di partenza. La delegazione impegnata nelle trattative sottolinea anche che RASCH ha riconosciuto la situazione estremamente tesa del mercato del lavoro per gli operatori dei media nella Svizzera romanda e, per questo motivo, ha aumentato la somma originariamente prevista per la formazione e la riconversione professionale. Il piano sociale esistente sarà applicabile nel corso di un anno. Tuttavia i firmatari si rammaricano del fatto che il datore di lavoro abbia bocciato, a fine febbraio, tutti i provvedimenti economici alternativi, che avrebbero consentito di ridurre il numero dei licenziamenti. Inoltre è deplorevole che la direzione di Ringier Axel Springer Schweiz abbia respinto la partecipazione alle trattative delle associazioni dei dipendenti.

BaZ e Somedia: riduzione dei posti di lavoro

Già a febbraio la Basler Zeitung Medien e la media company della Svizzera sud-orientale Somedia hanno comunicato una collaborazione più stretta nel settore della prestampa. A Basilea ciò ha portato a otto licenziamenti. A marzo sono state poi esternalizzate parti significative dei comparti revisione e layout, spostandole a Coira. Per quanto tempo i due settori continueranno a esistere è una questione del tutto aperta per via degli imminenti pensionamenti. Nel contempo, viene imposta ai redattori una maggiore responsabilità (e più lavoro!) per la correzione dei rispettivi articoli. Inoltre si risparmia, in ogni caso, su almeno un posto nella produzione e nella redazione di immagini. Complessivamente, sono interessati da questa tornata di risparmi almeno sette collaboratori con un posto fisso e otto collaboratori indipendenti: il computo complessivo da febbraio si attesta così a oltre 23 collaboratori. impressum e syndicom chiedono per le persone licenziate delle condizioni di licenziamento eque, oltre che l’elaborazione di un piano sociale. Inoltre entrambe le organizzazioni dei giornalisti fanno appello alla Basler Zeitung Medien e a Somedia affinché desistano da ulteriori provvedimenti di risparmio e, basandosi sulla rispettiva motivazione dei provvedimenti, tornino a investire in modo più massiccio nel giornalismo.

licenziamenti al caffÈ

«La disastrosa situazione finanziaria del Caffè ha reso necessarie delle misure estreme al fine di garantirne la vita a medio termine». Inizia così la lettera recapitata nei giorni scorsi ad alcuni colleghi del Caffè (due giornalisti e due grafici) che si sono visti interrompere il rapporto di lavoro e/o ridurre la percentuale lavorativa. Questa brutta notizia coincide purtroppo con la controversa vicenda dei decreti d’accusa nei confronti dei giornalisti del Caffè e con l’inevitabile impatto intimidatorio che avrà su tutti i media del Cantone.

L’inesorabile destino delle piccole redazioni, che non trovano più le risorse necessarie per sopravvivere, decreta di fatto la riduzione della pluralità d’informazione. E questo mette fortemente a rischio il nostro sistema democratico. In un contesto simile riescono infatti a sopravvivere soltanto i grandi gruppi editoriali che stanno disegnando nuovi scenari nel controllo politico dell’informazione. Pluralità d’informazione e «scomodo» giornalismo d’inchiesta hanno quindi il destino segnato.

Un CCL per Serafe

syndicom critica la decisione del DATEC di togliere a Billag il mandato di riscossione del canone per la ricezione di radio e TV. Così, i circa 300 dipendenti di Billag perdono le loro prospettive di lavoro. Quale partner sociale di Billag, un’impresa affiliata di Swisscom, syndicom si aspetta di essere coinvolto nelle trattative sulle modalità collettive del passaggio. syndicom starà a fianco dei lavoratori di Billag coinvolti.

È deludente che il DATEC, nel suo comunicato stampa, non faccia riferimento alla partnership sociale né dica neanche una parola sul futuro dei circa 300 collaboratori di Billag interessati. Da un punto di vista economico, si pone la domanda se sia sensato trasmettere un incarico così consistente a un’azienda che deve portare avanti enormi sforzi per creare le infrastrutture, definire i processi e assumere centinaia di collaboratori con il rischio che a questa azienda, nel 2025, accada la stessa cosa di Billag ora.

Intercettate le mail di syndicom

Ce ne siamo accorti solo quando, su richiesta di un giornalista, volevamo rispondere all’Aargauerzeitung (AZ) e le nostre informazioni non sono mai giunte alla redazione: in risposta a una mailing di syndicom con domande sul regolamento per la cassa pensione dell’AZ, l’azienda aveva bloccato tutte le mail di syndicom. I collaboratori presso le redazioni e le tipografie non hanno ricevuto né i comunicati stampa del sindacato né le nostre risposte a domande di carattere giuridico e alle richieste di supporto. La direzione aziendale non ha provveduto minimamente a rimuovere il blocco delle mail dopo che la «Sonntagszeitung» aveva effettuato un reportage sulla discutibile «azione punitiva». Alla fin fine c’è voluto un documento di protesta del comitato direttivo di syndicom affinché il blocco venisse rimosso a metà marzo. Nel frattempo, Peter Wanner ha rinunciato anche al tentativo di innalzare a 66 anni l’età di pensionamento nei media facenti capo all’AZ. Non però alla riduzione del tasso di conversione nell’ambito della cassa pensione aziendale. Non ci resta quindi che attendere. (nis)

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