Articolo

Hanno bisogno di noi!

Che succederà il giorno in cui i robot diventeranno più intelligenti degli umani? Per rispondere a questa domanda che non è più riservata esclusivamente agli appassionati di fantascienza, il segretario generale di UNI Global Union auspica all’attuazione di una convenzione mondiale sull’intelligenza artificiale, sugli algoritmi e sul Big Data.

 

Negli Anni Ottanta, il film Terminator con Arnold Schwarzenegger parlava dell’eventuale minaccia rappresentata dai robot creati da una super intelligenza generata dalla singolarità tecnologica, ovvero del momento in cui l’intelligenza artificiale avrebbe superato quella umana. Per molto tempo questa storia di guerra tra robot e uomini sembrava essere riservata agli appassionati di fantascienza.

Da allora, la realtà ha quasi superato la finzione. A febbraio 2011, Watson ha vinto al gioco televisivo Jeopardy, un programma di cultura generale, grazie alla sua intelligenza artificiale e ai suoi potenti algoritmi. Da due anni, diverse relazioni mettono in guardia sul pericolo che l’automatizzazione rappresenta per il mondo del lavoro. Da quest’anno, il WEF di Davos ha integrato l’intelligenza artificiale nel suo Rapporto globale sui rischi del 2017. A metà febbraio, Elon Musk, fondatore e amministratore delegato di Tesla e SpaceX, ha annunciato seriamente che la salvezza dell’umanità passerà attraverso l’unione tra intelligenze biologiche e digitali, ovvero niente meno che attraverso la fusione tra l’uomo e la macchina. In un lungo manifesto pubblicato il 16 febbraio, Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, ha affermato di contare sugli sviluppi dell’intelligenza artificiale per risolvere il problema delle «fake news», delle bolle di filtraggio e di altre censure accidentali, in breve per «amplificare gli effetti positivi e limitare quelli negativi» delle reti sociali.

La «tassa sui robot» è entrata nelle presidenziali francesi. A metà febbraio, il Parlamento europeo ha bocciato l’idea di tassare i robot, ma si impegnerà tuttavia per dar loro una personalità giuridica o elettronica. In occasione di questa sessione primaverile del Parlamento, la consigliera nazionale Lisa Mazzone (I Verdi/GE) ha depositato un postulato per incaricare il Consiglio federale di redigere una relazione sull’imposizione dei robot utilizzati nell’economia.

L’intelligenza artificiale assume svariate forme: robot soldati, automobili autoguidate, algoritmi borsistici, lungimiranti sistemi di riconoscimento vocale o visivo. Più vicino a noi, La Posta investe in automobili e autobus senza conducenti, droni e robot portalettere. Avanzano le case intelligenti e collegate, le «smart cities» e l’Internet degli oggetti.

Possiamo ancora essere protagonisti di questo futuro. È la scommessa di Philip Jennings, gallese, segretario generale di UNI Global Union. Questa grande organizzazione sindacale indipendente, che raggruppa 20 milioni di iscritti, 900 sindacati (tra cui syndicom) in 150 paesi, chiede una convenzione globale sull’intelligenza artificiale. Ce lo spiega lo stesso Philip Jennings in un’intervista.

syndicom, il giornale: che cosa significa per lei il concetto di intelligenza artificiale?

Philip J. Jennings: Si tratta della capacità della macchina, di un algoritmo o di un computer di pensare, di agire e di svilupparsi come fa la mente umana. E di decidere. L’intelligenza artificiale può in tal caso sostituire l’uomo, in particolare nel mondo del lavoro.

Si tratta di qualcosa di nuovo?

No, ma ora ci troviamo in un’era di sviluppo molto rapido delle macchine. Il pioniere della Silicon Valley Gordon Moore ipotizzò nel 1965 che la potenza dei processori del computer sarebbe raddoppiata ogni 18 mesi. Alcuni predicono che attorno al 2035 o 2045 arriveremo a quel momento che gli esperti chiamano la Singolarità, in cui i progressi dell’intelligenza artificiale saranno tali da superare le capacità del cervello.

Bisogna temere questa intelligenza artificiale?

Un grande filosofo, l’astrofisico Stephen Hawking, pensa che «l’intelligenza artificiale può essere la migliore o la peggiore delle cose per l’umanità». Per UNI Global Union, è dunque molto importante sensibilizzare su questo tema e avvertire il mondo di un pericolo per la civiltà e la democrazia. Con una macchina che ha un grado di razionalità che funziona quasi illimitatamente, dove si andrà? La questione dell’intelligenza artificiale e della sua regolazione è centrale.

È per questo che avete proposto di regolamentare la questione?

A lungo, ho pensato che tutto questo non fosse altro che fantascienza. Ora faccio scattare il campanello d’allarme. Il mio messaggio è che bisogna essere pronti a far fronte a questa rivoluzione dell’intelligenza artificiale, porsi delle domande e riflettere. Quale sarà l’impatto sulla società, sul mondo del lavoro, sulla vita di tutti i giorni? Al WEF di Davos ho dichiarato che serve una convenzione globale sull’intelligenza artificiale, anche se il suo contenuto resta da definire a livello collettivo. Ho detto che bisogna avviare un dibattito. E siamo stati inondati di domande! Il tema è molto attuale. A settembre, Google, Facebook, IBM, Microsoft e Amazon hanno lanciato una partnership sull’etica per definire delle «buone pratiche». A gennaio, un fondo destinato ad alcuni laboratori del MIT e di Harvard per finanziare la ricerca sull’etica e la governance dell›intelligenza artificiale, ha ricevuto 27 milioni di dollari da parte dei fondatori di giganti del web come LinkedIn e eBay.

Cosa pensa di questi sviluppi?

È la prova che bisogna preoccuparsi! I giganti della rete preferiscono sempre l’autoregolamentazione alla legge poiché hanno i loro interessi e il loro mercato da proteggere. Si tratta di un segnale ai governi che abbiamo bisogno di qualcosa di più coerente! Ecco perché ci si batte per una convenzione globale per un’intelligenza artificiale etica. Il movimento sindacale deve essere protagonista in questo dibattito.

Che cosa chiede a questa convenzione?

Servono senza dubbio delle regole etiche, una trasparenza, la possibilità di partecipare alle decisioni. Ma la vera questione è: dov’è il limite? Se fra trent’anni avremo una macchina con un’intelligenza pari a quella umana in termine di analisi, riflessione e decisione e che può ancora svilupparsi, dove andremo? Non lo so. Dal 1942, il visionario scrittore Isaac Asimov ha posto tre regole (dette appunto le leggi di Asimov) affinché in nessun momento un robot possa attentare alla vita di un umano. Ma i militari hanno simili riserve morali? Abbiamo la responsabilità di inquadrare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale in un senso etico, democratico e umano. E, per il momento, non abbiamo nulla o quasi.

Quali saranno le conseguenze sul mondo del lavoro?

L’impatto sociale è chiaro. L’impatto economico sarà enorme. Tutte le testimonianze e gli studi confermano che siamo di fronte a una grande ondata di cattive notizie sul mercato del lavoro. E questo per un periodo duraturo. Tutte le ricerche sulle conseguenze della digitalizzazione sul mondo del lavoro sono estremamente negative. Dalle stime basse comprese tra il 10 e il 15% si passa ad altre più drammatiche che arrivano al 50–60% dei compiti che possono essere svolti dalle macchine. Nessuno studio dice che ci sarà più lavoro. C’è quindi una massiccia ondata di automatizzazione che sostituirà il lavoro stesso, anche se, per una parte, ci sarà cooperazione tra uomo e robot.

Ma per poter influire sul dibattito e sul futuro, bisogna farsi sentire…

Sì, alla fine si tratta sempre di una questione di rapporti di forza e il movimento sindacale deve avere le capacità non solo di negoziare, ma anche di proporre delle soluzioni su come attraversare questo movimento di grande cambiamento in senso sostenibile, duraturo e di giustizia sociale. Rientra nella nostra responsabilità sindacale dare una nostra risposta a questa rivoluzione. Siamo peraltro in una fase molto avanzata della nostra riflessione rispetto a due anni fa. Il nostro parere è richiesto e conta. Credo che per gestire questa rivoluzione abbiano bisogno di noi!

Rimani aggiornato

In modo personale, veloce e diretto

Vuoi sapere per cosa ci impegniamo? Abbonati alla nostra newsletter! I nostri segretari e le nostre segretarie regionali saranno felici di rispondere alle tue richieste personali.

syndicom nei tuoi paraggi

Nei segretariati regionali troverai sostegno e una consulenza competente

Aderire adesso