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Holding Timedia e interrogazione parlamentare: Non dimentichiamo i diritti dei giornalisti

Non serve a nulla difendere la pluralità della stampa senza difendere le condizioni di lavoro di coloro che contribuiscono a fare informazione. Il nostro sindacato pone perciò al primo posto gli interessi dei colleghi giornalisti. Dalla politica ci aspettiamo ora che faccia il necessario per ristabilire delle condizioni quadro ottimali nella categoria.

Ieri, il comitato giornalisti di syndicom Ticino, riunito a Bellinzona, dopo aver incontrato nel mese di febbraio i dirigenti di Teleticino e nel mese di marzo quelli di Timedia, ha discusso in modo approfondito dei possibili futuri scenari del panorama mediatico ticinese.

Come premessa, syndicom riafferma il valore indiscutibile del pluralismo quale espressione di una democrazia funzionante e ribadisce quanto già espresso in occasione della creazione della holding Timedia, ossia il mantenimento dell’autonomia redazionale delle singole testate. Un’autonomia che fino ad oggi ci risulta sostanzialmente dimostrata nei fatti e che ci è stata ulteriormente  garantita nel corso del colloquio di cui sopra.

Ciò detto, syndicom ricorda che vi sono altri aspetti importanti della professione e del mondo dei media che meritano attenzione e tutela. In questo senso in cima alle priorità riteniamo che si debba porre la tutela delle condizioni di lavoro dei giornalisti e la loro formazione, basi imprescindibili per qualsiasi discorso su pluralismo e indipendenza dell’informazione. In quest’ottica non è quindi per nulla detto che il riassetto azionario della holding peggiori la situazione lavorativa, anzi.

Non bisogna inoltre dimenticare, soprattutto nel caso delle emittenti radiofoniche e televisive private che sono a beneficio del canone, gli obblighi derivanti dalla concessione stessa:

  • la disposizione e l’applicazione di una griglia salariale trasparente e nel rispetto dei parametri    salariali in uso;
  • l’applicazione di un regolamento o contratto-quadro (non unilaterale);
  • una formazione di base e continuata per i dipendenti

Questi obblighi degli editori vanno evidentemente applicati a tutti i giornalisti, indipendentemente dalla testata in cui lavorano o con cui, nel caso dei free lance, collaborano.

In ogni caso syndicom pone al primo posto gli interessi dei colleghi giornalisti; sarà la tutela o meno delle loro condizioni di lavoro, oltre che della loro indipendenza giornalistica, a farci avallare o meno qualsiasi progetto mediatico.

Stupisce quindi molto la reazione della politica, sempre silente sulle condizioni di lavoro e contrattuali nel mondo dei media e oggi improvvisamente schieratasi. Dov’era infatti quando gli editori hanno disdetto unilateralmente il contratto collettivo di lavoro dei giornalisti della stampa scritta? Dov’era quando i corsi di formazione per i giornalisti hanno rischiato di essere aboliti a causa delle misure di risparmio decise dal Cantone? Quanti tra i candidati alle ultime elezioni cantonali hanno risposto al questionario che syndicom aveva inviato loro durante la campagna elettorale per sensibilizzarli proprio sul deterioramento delle condizioni di lavoro dei giornalisti e delle giornaliste in Ticino e in Svizzera? Perché per anni vi è stato il silenzio quasi assoluto e oggi no?


In attesa di risposte convincenti, ci auguriamo in ogni caso che, ora che si è accorta della difficile realtà mediatica del Ticino, la politica voglia mostrare lo stesso entusiasmo e la stessa volontà di azione affinché nel cantone possano essere instaurate le indispensabili normequadro per lacategoria.


Comitato giornalisti di syndicom

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