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Il cielo si sta offuscando per i futuri pensionati della Posta

Il 15 giugno scorso, Françoise Bruderer Thom, direttrice della Cassa pensioni della Posta, ha presentato ai comitati aziendali di Posta CH SA, PostFinance SA e PostAuto SA la situazione preoccupante della cassa. Ecco i motivi della crisi e le sfide future.

 

Il 2° pilastro è particolarmente sensibile all’evoluzione della borsa, al rendimento delle azioni e degli immobili. Crisi dei subprime, fine del tasso minimo, tassi negativi, guerre, terrorismo, minaccia di Grexit e di Brexit: il 2015 ha assistito a diverse turbolenze che hanno avuto un forte impatto sulla performance degli investimenti delle casse pensioni. E anche il 2016 non sarà tanto diverso. I tassi d’interesse e le rendite sembrano diminuire ulteriormente. È davvero inevitabile? L’abbiamo chiesto a Françoise Bruderer Thom, direttrice della Cassa pensioni della Posta.

syndicom: Il consiglio di fondazione della Cassa pensioni della Posta ha fatto una lettura pessimistica dei rendimenti previsti e ha deciso di portare il tasso d’interesse tecnico al 2,25%. Come ci si è arrivati e quali sono le conseguenze per gli attuali pensionati della Posta?

Françoise Bruderer Thom: Il tasso tecnico è il tasso che si pensa di poter raggiungere con l’investimento del patrimonio. Era del 3%. I problemi economici e finanziari non ci fanno sperare di poter raggiungere il 3%. Quindi, abbassiamo le nostre aspettative a lungo termine e portiamo il tasso tecnico al 2,25%. Si tratta del tasso che noi utilizziamo a partire dal 1° gennaio 2016 per il calcolo delle rendite. La rendita del pensionato attuale non cambia. Abbiamo sì abbassato il tasso tecnico, ma abbiamo aumentato il capitale dei beneficiari di rendite, poiché la rendita non può essere diminuita.

Il consiglio di fondazione ha anche deciso di abbassare il tasso di conversione – che fissa il livello delle rendite – dal 5,85% al 5,35 %. Quali effetti sono previsti per i pensionati della Posta attuali e futuri?

Se il tasso di conversione diminuisce, anche la rendita diminuirà. Tuttavia la riduzione del tasso di conversione al 1° gennaio 2016 è stata compensata con un aumento del capitale di risparmio. Gli assicurati attivi hanno ricevuto un contributo finanziario. Quindi il 75% della riduzione stimata della futura rendita è compensato da un aumento del capitale (vedi box). L’importo di questo contributo è visibile sul certificato di previdenza.

La Posta realizza oltre 600 milioni di utili all’anno. Non può fare un gesto per aumentare le rendite attuali e compensare finanziariamente la diminuzione dei rendimenti previsti con una specie di garanzia di quanto acquisito?

I pensionati attuali sono andati in pensione con tassi di conversione molto più elevati rispetto a quelli di cui abbiamo parlato. Il tasso tecnico è sì stato abbassato, ma il capitale è stato aumentato e la rendita non è quindi mai stata modificata. L’inflazione non è del resto una preoccupazione importante. La Posta ha finora sempre versato un importo molto elevato alla cassa pensioni per migliorare la sua situazione – è stato ogni volta molto più di un semplice gesto! Quanto al futuro, bisogna parlarne con le parti sociali, la Posta e i sindacati.

Queste cattive notizie per i pensionati non sono l’ammissione del fallimento del 2° pilastro e della necessità di rafforzare al contrario il 1° pilastro – ovvero l’AVS – più sano, più solidale e meno soggetto alle oscillazioni della borsa?

Nel 2015 il 1° pilastro ha speso nettamente di più di quanto ha incassato; questo lo chiamate «sano»? La situazione finanziaria del 1° pilastro si aggraverà, ma anche la situazione demografica. Questo sistema dipende direttamente dal numero di persone attive e il rapporto attivi/pensionati sta peggiorando. La solidarietà pesa sempre più sulle spalle di sempre meno giovani persone attive.

Il sistema dei tre pilastri è ben lontano dall’essere un fallimento. Ma noi dobbiamo accettare le regole del gioco. Se andando in pensione si può sperare di vivere due anni in più di chi è andato in pensione 10 anni fa, allora bisogna accettare o una rendita più bassa o pagare di più per aumentare il capitale o lavorare più a lungo. Non è possibile fare miracoli.

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