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Il giornalismo nell’era digitale

Questo il tema centrale del 30° congresso della Federazione internazionale dei giornalisti (FIJ), a Tunisi dall’11 al 14 giugno. 300 rappresentanti di sindacati e associazioni di giornalisti (tra cui syndicom) dibatteranno sulla nuova Carta etica mondiale e ratificheranno la Convenzione internazionale sulla sicurezza e sull’indipendenza dei giornalisti.

La Fédération internationale des journalistes (FIJ) rappresenta 600mila lavoratori del settore della comunicazione in 140 Paesi, organizzati in 187 sindacati, tra cui syndicom. Sergio Ferrari, co-presidente del settore Stampa e media elettronici di syndicom, prenderà parte al 30° congresso della FIJ, che si terrà a Tunisi dall’11 al 14 giugno prossimi. Il denso programma, con 63 mozioni, fotografa la radiografia attuale della professione, tra il futuro dell’era digitale e una quotidianità tutt’altro che facile. Tra i temi in dibattito, si parlerà di contratti collettivi, protezione dei media indipendenti, servizio pubblico e diritto d’autore, etica su internet, lotta contro la disinformazione, fake news e molestie informatiche, e infine della necessità generale di un rafforzamento sindacale della professione.

A Tunisi, si dibatterà inoltre sulla Carta etica mondiale dei giornalisti, che dovrà essere adottata da tutti i giornalisti e da tutte le redazioni del mondo. Questo nuovo documento rappresenta l’aggiornamento del Codice dei principi professionali adottato dalla FJJ nel lontano congresso del 1954 a Bordeaux.

Una dozzina di risoluzioni del 30° congresso della FIJ si riferisce alla violazione della sicurezza dei lavoratori dei media in diverse regioni del mondo. La Convenzione sulla sicurezza e sull’indipendenza dei giornalisti, che sarà presentata in ottobre all’Assemblea generale dell’ONU, si profila come uno strumento essenziale per assicurare la difesa dei giornalisti. «Un documento essenziale, che fa parte della lotta della FIJ contro l’impunità», sottolinea Anthony Bellanger, segretario generale della FIJ, ricordando che «97 colleghi hanno perso la vita nel 2018, per il semplice fatto di essere giornalisti».

Un altro gruppo di mozioni riguarda la denuncia degli attacchi contro la libertà di stampa e dei media. Non soltanto per la crescita dei movimenti sovranisti e per il rafforzamento dei regimi autoritari in diverse regioni del pianeta, ma anche per la concentrazione monopolistica dei media, come accade in Svizzera. La situazione preoccupante in diversi Paesi latino-americani, in diversi Paesi europei, in India e nel mondo arabo permetterà al congresso di posizionarsi per difendere il libero esercizio della professione di giornalista, che gioca un ruolo centrale in quanto fondamento della democrazia.

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