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Il riquadro della vignetta

... dal blog


Essere uccisi perché si fanno i disegnini non ha senso. Non si riesce nemmeno a decifrare dei contorni logici per un gesto simile. Non si tratta di religione, il fanatismo non ha più a che vedere con la religione. Il fanatismo è qualche cosa che va oltre, che distrugge qualsiasi possibilità di dialogo. Nello stesso tempo è un gesto che permette di aprire tutti i cancelli di ideali perversi. Sangue chiama sangue. L’estremismo della chiusura (su tutto e tutti) si può alimentare approfittando dell’occasione per sputare su chi magari non è coinvolto. Basta il gesto isolato di pochi per poter aumentare l’odio di molti. Lo si può notare vedendo la reazione dei diversi partiti estremisti, che con poche frasi tendono a offrire slogan e parole ad effetto per seguire quest’onda anomala. Ed è proprio lì che la satira lavora, in modo dissacrante, a volte troppo duramente e alle volte troppo poco. Saltella davanti alle assurdità, al potere, alla religione e a tutti gli atteggiamenti che ci caratterizzano come essere umani. Rielabora i fatti e li ripropone in chiave trasparente firmandola con una risata. Si può essere d’accordo o meno. Ma è lo schiaffo necessario per ridare fiato a chi sta urlando troppo.

Ma la satira serve ancora? Le piazze d’Europa hanno dato un segnale che la satira non solo è utile, ma necessaria. In effetti, basta dare un occhio in quali paesi qualsiasi forma di satira è vietata per capire anche quanto la libertà d’espressione e di democrazia siano prese in considerazione. Dire che tutta la satira è giusta o sbagliata non penso sia il modo corretto di vedere come stanno le cose. Bisogna guardarla con gli occhi giusti. Per capire delle vignette o dei testi scritti serve una chiave di lettura giusta, la satira serve a far riflettere, non impone mai un determinato punto di vista. Si potrebbero scrivere libri interi su alcune vignette, e paradossalmente la vera forza è quella, che in pochi tratti alcuni autori riescono a condensare innumerevoli parole.

Sono sentimenti che stupiscono: vedere che un semplice tratto ha condannato Wolinski, Charb e tutte le persone che si trovavano nella sede di Charlie Hebdo.

Perché disegnavano quello che pensavano, perché ridevano, ridevano della vita, della religione, della politica, del sesso e del fanatismo.

Non avrei mai pensato che si potesse morire per una matita.

Articolo pubblicato sul blog Vitadamicha, michadalcol.blogspot.com

Micha Dalcol, grafico, membro del comitato di comunicazione visiva di syndicom

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