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Il servizio pubblico sotto assedio

La Commissione federale dei media (Cofem) è attualmente alle prese con il tema del servizio pubblico. Se da un lato questo termine abbraccia diversi ambiti come l’energia, la sanità, l’istruzione, per la specificità della commissione questo si declina necessariamente con la domanda di cosa ciò significhi in ambito di informazione. E la risposta dei partiti va dallo smantellamento per i partiti di centrodestra al rafforzamento per quelli di centrosinistra. 

 

Gli esperti e le esperte che compongono la cofem sono ben consci della portata della questione che è stata loro posta, ossia di fare luce sul servizio pubblico, e hanno deciso di organizzare diversi momenti di incontro con gli attori della società legati al discorso dell’informazione. A fine febbraio è stata la volta dei partiti politici. Se da un lato è proprio il potere politico ad essere il destinatario dell’analisi che la cofem farà, era importante capire quali sono le aspettative e quali le idee che questi hanno in materia dei media. Insomma un modo per capire che lingua parlano per non rischiare di redigere un documento che sembri arrivare da una galassia sconosciuta. Se l’incontro è stato indubbiamente interessante, i presenti in sala si sono presto resi conto di quanto sia ancora necessario discutere persino sui punti che a taluni possono sembrare ovvi, ossia che cosa è in definitiva “un servizio pubblico”.

Se per Edith Graf-Litscher, consigliera nazionale PS, “il servizio pubblico va definito in relazione al benessere pubblico e alla democrazia e non al successo commerciale di taluni”, per la consigliera nazionale UDC Natalie Rickli “il servizio pubblico si compone di prestazioni che lo Stato deve necessariamente fornire in quanto non possono essere fornite dai privati”. Queste due posizioni rappresentano i due estremi tra i quali sono venute a trovarsi le opinioni degli altri ospiti in rappresentanza di PPD, PLR, Verdi e PVL.

A rischio il plurilinguismo

A sottolineare l’importanza di un ampio servizio pubblico nel settore dell’informazione, oltre alla consigliera nazionale PS, vi sono stati anche Balthasar Glättli, consigliere nazione dei Verdi e Martin Candinas, consigliere nazionale PPD. Glättli ha espresso preoccupazione crescente per la concentrazione dei media e ha sottolineato l’importanza di un servizio fornito in quattro lingue che dal suo punto di vista dovrebbe però rispondere maggiormente al cosmopolitismo e alla multiculturalità della quale si compone ormai sempre più la società odierna. Per questo al centro della sua idea di servizio pubblico ci deve essere un meccanismo di solidarietà e sostiene che ci dovrebbero essere in Svizzera almeno due agenzie di stampa. A completare in un certo senso la sua posizione vi è Martin Candinas, che con un saluto nei quattro idiomi della Svizzera ha subito chiarito la necessità di non dimenticare che questa nazione si compone di diverse realtà culturali, linguistiche ed economiche. Ha ricordato che oltre all’agenzia di stampa ATS esiste anche la Agentura da novitads rumantschas (ANR) che andrebbe tenuta in considerazione nell’ambito del discorso del sostegno al servizio pubblico. Candinas ha poi sostenuto l’idea di una forte televisione e radio pubblica sovvenzionata dalle tasse” perché un indebolimento del sistema attuale sarebbe un indebolimento del sistema mediatico delle regioni linguistiche in particolar modo dei Grigioni e del Ticino”.

Di tutt’altro avviso invece Christian Wasserfallen, consigliere nazionale PLR che, se da un lato riconosce che “più è piccola la regione linguistica e più è necessario un servizio pubblico”, ha sostenuto fermamente che l’informazione deve essere gestita in modo primario dalle imprese private e solo sussidiariamente dallo Stato. Con questa idea di divisone netta tra pubblico e privato, per il deputato PLR le sovvenzioni attraverso le tasse dovrebbero andare solo agli enti di servizio pubblico, ossia la SSR, e in alcun modo ai privati. In compenso alla SRG dovrebbe essere vietato di fare informazione via internet tranne che per la messa a disposizione per tutti di materiale audiovisivo.

A sola difesa di interessi privati

Ancora più incisiva Natalie Rickli (UDC) che ridurrebbe ampiamente l’attuale offerta della SRG. A suo avviso infatti il servizio pubblico dovrebbe limitarsi ad un’ informazione di base su temi di politica, società ed economia a livello nazionale ed internazionale. Persino sullo sport la rappresentante UDC si immagina che il servizio pubblico dovrebbe occuparsi solo degli eventi sportivi dove partecipa la Svizzera o che si svolgono in Svizzera. Una visione insomma radicale e ultranazionalista che dimentica che questa nazione si compone di 26 cantoni non tutti svizzero- tedeschi. Alla domanda esplicita di come si immagina di applicare la sua visione dell’informazione al di fuori del polo svizzerotedesco risponde ammettendo di non conoscere affatto la realtà mediatica delle altre regioni linguistiche.

Le fa da contrappeso la Graf (PS) per la quale invece il servizio pubblico dovrebbe necessariamente comprendere tutto, ossia anche lo sport e l’intrattenimento, perché esso deve essere lo specchio della società per poter parlare ai singoli e raggiungere il maggior numero di interlocutori possibili, che è in definitiva il suo scopo primario.

A chiudere gli interventi Jürg Grossen, consigliere nazionale PVL, che riconosce ai media l’importanza culturale e democratica ma non sostiene un’idea di servizio pubblico ad ampio raggio e si dice contrario al mantenimento dell’attuale struttura di servizio pubblico.

Una cofem superpartes

In definitiva è chiaro che i partiti si limitano a leggere la politica dei media con le chiavi di lettura che li contraddistinguono, quindi orientati al libero mercato o ad uno Stato intervenzionista, all’abolizione delle tasse o al loro mantenimento e così via. Sembrano poco propensi a voler considerare l’informazione come un bene primario pari all’elettricità, all’acqua, alla sanità e all’istruzione e come tale da tutelare dagli interessi privati di alcuni pescecani del settore.

Alla commissione rimane l’arduo compito di prescindere da tutti gli interessi particolari in gioco e di riuscire a cogliere quelle che sono le reali sfide del futuro e questo nell’interesse del popolo che quantunque ne vogliano i partiti rimane il sovrano che loro devono servire.

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