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La Posta appartiene ancora a noi

Quando si entra nel suo appartamento a Rikon, nella valle della Töss, salta subito all’occhio la camicia giallo chiara appesa su una gruccia. Sì, Markus Altherr, conducente di autopostale e controllore, lavora per il «gigante giallo», e non lo si capisce soltanto dalla camicia e da un angolo dedicato interamente ai prodotti postali, ma anche dalle sue conoscenze e dal tono appassionato quando parla della Posta. «Se m’impegno? Beh, penso di fare fin dove arrivo, a volte anche di più», ammette l’autista nascondendo un sorriso sotto i baffi. Il bagno è il suo «ambiente sindacale». Qui sono appese al muro delle giacche syndicom e altre del vecchio Sindacato della Comunicazione. Le foto sparse in tutta la casa testimoniano un’altra grande passione di questo cuoco diplomato ex conducente di tram a Zurigo: viaggiare.

Da cuoco a conducente

di tram e poi di autopostale

Spiritoso dipendente postale, Markus è nato a San Gallo nel 1955 ed è cresciuto soprattutto a Buchs. «Ho fatto l’apprendistato come cuoco perché il più scemo in famiglia fa sempre il cuoco e il più cretino di tutti i cretini lo chef...». Così commenta, ridendo, la sua prima scelta professionale. A parte gli scherzi, dice di aver sempre cucinato e mangiato volentieri e che un cuoco ha sempre la possibilità di girare il mondo. Ma lo stress è enorme e a trent’anni, quando si è trattato di mettere su famiglia, l’orario di lavoro è diventato un problema. «Mi era sempre piaciuto viaggiare in tram. Allora mi sono candidato presso le aziende zurighesi del trasporto pubblico e sono diventato conducente di tram». A quei tempi, Markus abitava a Bonstetten, nelle vicinanze di un garage di Autopostale. Ha quindi pensato che il tragitto per arrivare agli autopostali era molto più breve che raggiungere la grande città, e allora si è presentato alle Poste, dove nel 1988 ha conseguito la patente D per autobus alla scuola guida di Berna prima di essere «buttato nella mischia». Dal 2000 lavora anche come controllore, soprattutto sugli autopostali della regione di Zurigo e di altre associazioni di trasporto locali. Oggi sale sull’autopostale soltanto quando c’è da sostituire un collega. «Diventare controllori è stato un piccolo passo di carriera. Abbiamo ottenuto una formazione e più salario – e siamo meno stressati». Non ha mai incontrato il tipico passeggero senza biglietto. «Ma abbiamo visto di tutto: dal moccioso di otto anni che ci fornisce dati sbagliati senza batter ciglio, alla nonna ultranovantenne che picchia il controllore con la sua borsetta. Abbiamo incontrato punk educati e colletti bianchi aggressivi. Una vicina di casa mi ha tolto il saluto da quando le ho fatto una multa perché era senza biglietto, dunque forse è proprio vero che il mio lavoro lo faccio bene», commenta ironico Markus Altherr.

Salari di rendita invece

di responsabilità sociale

La collaborazione nel team richiede una certa competenza sociale. Infatti i controllori viaggiano sempre in gruppo da due a cinque persone. A volte ci sono giochetti di potere e qualcuno tira l’acqua al suo mulino. «Ci sono controllori più anziani, giovani, donne e uomini, e ognuno ha la sua storia e le sue lune». La fluttuazione tra il personale è relativamente alta, anche a causa della pressione esercitata dall’alto, della richiesta di attenzione continua, dei turni e del tempo variabile.

«Io ci tengo alla Posta. Perché appartiene ancora a noi tutti, al cento per cento. E non mi piace affatto quello che le stanno facendo. Oggi le vecchie aziende statali non si assumono più la propria responsabilità sociale. Per esempio nei confronti della gente che non sempre se la passa bene. Conta solo il rendimento». Questa la sua critica principale, insieme al fatto che il servizio pubblico si sia allontanato dalla popolazione. Si osserva la tendenza generale a dare sempre più importanza alle cose materiali. «Per esempio, l’80% dei conducenti di autopostali è a favore di un salario al merito. Se poi non sono tra i vincenti, dicono di non aver mai voluto questo sistema. Secondo me il mio stipendio equivale a una buona prestazione. Se non la fornisco, devo essere incentivato e istruito. Se le mie prestazioni rimangono carenti, allora vuol dire che mi devo cercare un altro lavoro». Invece Markus non ha nulla in contrario a un bonus come riconoscimento una tantum, anche per la competenza sociale.

Nel comitato centrale del Sindacato della comunicazione

La sua strada come sindacalista l’ha iniziata a sedici anni presso la Union Helvetia, senza la benedizione di suo padre. Tuttavia Markus Altherr era ed è convinto che solo l’unione fa la forza. In qualità di conducente di autopostale più avanti è passato alla Unione PTT dove ha assunto diversi incarichi. Nel Sindacato della Comunicazione poi è diventato membro del comitato centrale, che potrebbe essere descritto come un parlamento sindacale nazionale. «Nell’istituto di formazione sindacale ci hanno insegnato la storia sindacale, diritto, economia e cultura».

Quando si chiamano in azione i sindacalisti attivi, questi ben presto hanno l’acqua alla gola. Ma è un compito interessante: «Ho imparato molto, le sfide da affrontare erano enormi. Si sono aperti nuovi orizzonti e nuove prospettive. E anche ai piani più alti non sono tutti cattivi». La cosa difficile è rendere giustizia a tutti i gruppi in seno agli organi sindacali, ovvero alle donne, agli uomini, ai giovani e agli anziani, alle varie regioni. Per Markus, ciò che fa la differenza è l’impegno di chi è stato eletto, altrimenti le quote non servono a nulla. Per il futuro si augura che AutoPostale SA rimanga un datore di lavoro sociale e che il sindacato mantenga la sua forza. «I soci devono sentirsi rappresentati, ma si devono anche impegnare e non solo consumare».

* Giornalista freelance RP e fotografa

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