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La Posta registra buoni risultati: non c’è motivo di continuare a risparmiare a danno del personale

Conferenza stampa sul bilancio 2013 della Posta Svizzera

Il messaggio della direzione del gruppo Posta relativo al bilancio 2013 è ambiguo: sebbene la Posta continui a mostrare un utile stabile, si deve procedere tuttora a consistenti risparmi a carico del personale. Per syndicom è da irresponsabili che, a spese dei dipendenti della Posta, si debbano generare sempre più utili, e ora anche delle imposte a favore del settore pubblico. Ciò rappresenta una minaccia per il servizio pubblico della Posta.


Già alla vigilia dell´odierna conferenza stampa sul bilancio, la direttrice generale della Posta Susanne Ruoff aveva anticipato su un giornale domenicale l´interpretazione delle cifre. Gli utili crollano poiché, questo è quanto ha lamentato la Ruoff, la Posta è soggetta per la prima volta a un´imposizione fiscale quale società anonima. Quindi ha intonato il mantra, che può essere ricavato dalle sue interviste e dagli interventi degli ultimi mesi sulla stampa: presso la Posta, a suo dire, sono necessari ulteriori ristrutturazioni e consistenti tagli. L´ultima trovata: non andare a rimpiazzare migliaia di posti che resteranno scoperti nei prossimi anni per via dei pensionamenti. Mentre i cantoni e la Confederazione possono rallegrarsi di una pioggia di denaro, al proprio personale vengono quindi annunciate razionalizzazioni e pressioni più consistenti.


Ora le cifre sono a disposizione di tutti. Nel 2013 la Posta Svizzera è tornata a conseguire un utile di tutto rispetto. Con 626 milioni di franchi l´utile del gruppo «normalizzato dagli effetti straordinari» ha raggiunto un livello elevato. Se si computano anche i 200 milioni di tasse stimati che la Posta e il settore pubblico non vogliono dichiarare apertamente, in un assurdo eccesso di prudenza, essendo un «segreto fiscale», si arriva a circa 900 milioni di utili aziendali incluso «effetti straordinari» (858 milioni di franchi nel rapporto dell´anno precedente). Il risultato è quindi stabile, e la società Posta registra ottimi risultati.

syndicom chiede che le cifre iscritte a bilancio vengano finalmente interpretate anche dal punto di vista dei dipendenti e del servizio pubblico:

 

  • La Posta ha un mandato ai sensi di legge, ossia assicurare un servizio di base. Può garantire tutto questo solo se dispone di una buona rete e di collaboratori motivati. Ulteriori risparmi a danno del personale e della rete degli uffici postali indeboliscono il servizio pubblico della Posta. Si tratta di una questione correlata alla qualità e non alla rendita.

  • Inoltre la Posta deve assicurare la propria responsabilità quale datore di lavoro corretto e attento agli aspetti sociali nei confronti dei suoi 62‘000 dipendenti. In questo senso non basta annunciare il taglio «sostenibile a livello sociale» di migliaia di posti di lavoro tramite i pensionamenti. La Posta deve offrire una prospettiva futura ai collaboratori che vogliono dare il proprio contributo alla società nei prossimi decenni. È quindi indice di assoluta negligenza il fatto che i responsabili della Posta comunichino oggi ai dipendenti e all´opinione pubblica esclusivamente un aumento dello stress e della pressione e l´ulteriore peggioramento delle condizioni di lavoro e di impiego (ad es. solo assunzioni part-time nell´ambito del recapito delle lettere). Pertanto syndicom si aspetta che, nelle trattative per il CCL in corso, vengano affrontati questi grandi problemi per i dipendenti e che essi vengano risolti ricorrendo alla partnership sociale.

  • Il settore pubblico non può avere alcun interesse a uno svuotamento del servizio pubblico della Posta. syndicom chiede quindi alla Confederazione di contenersi nell´attingere ai milioni della Posta e di tener conto del nuovo gettito fiscale in occasione del prelievo degli utili aziendali. A questo proposito syndicom esige anche un´assoluta trasparenza relativamente alle imposte versate dalla Posta. Non è sostenibile che una società che fa capo al 100% allo stato voglia nascondersi dietro il segreto fiscale.

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