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La sorveglianza di massa viola il diritto alla sfera privata

Venerdì 25 settembre il Parlamento ha adottato la nuova Legge sul servizio di informazioni (LSIC), che permetterà un importante ampliamento dell’impianto di sorveglianza di massa in Svizzera. Amnesty International esprime forti critiche nei confronti di questa legge, che può sfociare in gravi violazioni dei diritti fondamentali dei cittadini, in particolare in materia di protezione della sfera privata.

 

La nuova legge sul servizio d’informazioni mette a disposizione del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) nuovi mezzi che permetteranno di interferire gravemente con il diritto di ognuno alla sfera privata. Il SIC potrà per esempio spiare spazi privati grazie alle “cimici”, oppure introdursi con i cosiddetti Trojan nei sistemi informatici.

L’esplorazione dei segnali via cavo, prevista dalla nuova legge, è particolarmente problematica dal punto di vista dei diritti umani. Grazie ad essa, a determinate condizioni, il Servizio delle attività informative (SIC) sarà abilitato a “registrare i segnali trasmessi via cavo che attraversano la Svizzera”. In altre parole il SIC potrà intercettare tutti i flussi di dati che scorrono dalla Svizzera verso altri paesi ed effettuare analisi sulla base di parole chiave. Il servizio di informazione avrà così accesso non solo ai metadati, ma pure al contenuto integrale delle comunicazioni elettroniche come e-mail, ricerche o telefonia via Internet.

«L’esplorazione dei segnali via cavo è una forma di sorveglianza di massa preventiva, che si esercita senza che ci siano dei sospetti precisi di attività criminali. Si tratta di un intervento sproporzionato, che lede i nostri diritti fondamentali. Per questo siamo contrari alla nuova Legge sul servizio di informazione», ha dichiarato Patrick Walder, della Sezione svizzera di Amnesty International.

La sorveglianza di massa è in contrapposizione con numerosi diritti fondamentali inseriti nella Costituzione federale e nella Convenzione europea dei diritti dell’Uomo (CEDU). A essere messo in questione, oltre al diritto alla sfera privata e al segreto delle telecomunicazioni, è il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni e la presunzione di innocenza. Per determinate professioni, come medici, avvocati, preti o giornalisti, a essere minacciati sono il dovere di riservatezza e la protezione delle fonti.

«Accogliamo con favore il fatto che, in seguito alle critiche, la Legge sul servizio di informazioni sia stata modificata, che siano state stabilite delle limitazioni riguardo all’uso delle informazioni ottenute e introdotti dei meccanismi di controllo», ha affermato Patrick Walder. «Ma manteniamo la nostra critica fondamentale, contraria all’esplorazione generalizzata del flusso di dati. La sorveglianza inizia già al momento della raccolta dei dati, e non quando questi vengono analizzati. Inoltre è notoriamente difficile supervisionare e controllare i servizi di intelligence. Gli esempi non mancano. Anche in Svizzera».

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