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Libertà di stampa sempre molto fragile

Le perquisizioni, infine giudicate illegali, a un giornalista de Le Matin e la censura di due reportage della RTS confermano la fragilità del lavoro investigativo dei nostri colleghi. La smentita da parte della Procura di Neuchâtel ravviva una libertà di stampa ancora pallida.

 

Le perquisizioni presso il giornalista de Le Matin, Ludovic Rocchi, l’estate scorsa, erano illegali e non rispettavano la proporzionalità. “La libertà di stampa avrebbe dovuto prevalere sui bisogni dell’inchiesta”, ha rammentato il Tribunale delle misure coercitive, il quale, fondandosi sulla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, il 22 maggio ha smentito il Pubblico ministero di Neuchâtel. Il 13 agosto 2013 (vedi la nostra edizione n. 12/2013) il domicilio del giornalista è stato perquisito e gli sono stati sequestrati del materiale e il computer. Precedentemente, era stato aperto un procedimento per diffamazione a causa di alcuni articoli del giornalista, che coinvolgevano, tra l’altro, un professore dell’Università di Neuchâtel. syndicom aveva espresso la propria preoccupazione per la libertà di stampa e il giornalismo investigativo. La libertà di stampa esce rafforzata dalla sentenza del 22 maggio? La sentenza – ancora appellabile – farà certo storia e creerà un precedente molto positivo. Questo evento lascerà in ogni caso una traccia. L’energia impiegata da Rocchi nella sua difesa poteva servire per altre inchieste. Il segreto professionale relativo alle fonti d’informazione esce certamente rafforzato da questa sentenza. Durante un procedimento penale i giornalisti possono appellarvisi, sia quando sono chiamati a testimoniare, che quando essi stessi sono accusati. L’inchiesta contro il giornalista comunque prosegue.

Il divieto di diffusione – prevista il 12 maggio – dei due reportage della RTS sul caso Giroud ha suscitato una levata di scudi. Per la seconda volta in tre mesi il Tribunale del Distretto di Sion ha censurato la RTS. Finalmente, la sera del 21 maggio, i telespettatori hanno potuto vedere i due servizi in questione. Questo moltiplicarsi di intimidazioni e di minacce contro i giornalisti che svolgono il loro lavoro d’informazione, compito fondamentale per un buon funzionamento della democrazia, è tuttavia preoccupante.

Mentre i fatti e la vita della cosiddetta gente riempiono ogni giorno pagine e pagine scritte od on line, il giornalismo investigativo in Svizzera si scioglie come neve al sole. La concentrazione della stampa limita già sufficientemente la diversità dell’informazione, il peso degli annunciatori esercita già un’autocensura subdola, talmente efficace che la giustizia non ha più bisogno di intervenire per limitare il giornalismo investigativo. La Cité, la WoZ o la rete investigativa.ch difendono con successo le inchieste. Ma si aspetta ancora la nascita di un giornale cartaceo o elettronico svizzero, che svolga inchieste su uomini d’affari o politici, come ad esempio Mediapart in Francia.

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