Miliardi di miliardi
Esplode l’ineguaglianza nella ripartizione delle ricchezze. È facile arrabbiarsi dello scarto sempre più grande tra salari alti e bassi, perché è palese e si tocca con mano. Signore e Signori, tutti capiscono la differenza tra un salario annuale di 50.000 franchi o 1 milione.
Ma la disparità nella ripartizione di valori tra lavoro e capitale resta comunque astratta in quanto si parla di cifre con tanti zeri che diventano inconcepibili per un comune mortale. Ormai è il patrimonio che diventa il principale indicatore d’ineguaglianza, al punto da far nascere una nuova classe sociale: la «borghesia patrimoniale» che si distingue dalla borghesia industriale o finanziaria.
E di fatto, la metà della ricchezza mondiale, ovvero circa 80.000 miliardi di dollari, viene detenuta da meno di 20 milioni di persone. È chiaro che un accumulo di tali somme da parte di singole persone – come se fossero carnefici lavorativi – non è possibile senza ricorrere allo sfruttamento del lavoro altrui. E tra l’altro su larga scala!
Tutte le ricchezze sono prodotte nelle aziende dove il lavoro è reale e viene eseguito da persone in carne e ossa. Per arricchirsi personalmente dunque bisogna infischiarsene di questo dato di fatto. E qui la creatività dei ricchi non conosce limiti.
Accanto ai salari eccelsi, ai bonus stravaganti e ai premi deliranti ai CEO, i dividendi versati sul capitale davvero superano ogni record. Da poco, queste retribuzioni vengono fornite agli investitori non soltanto sotto forma di spese, ma anche in azioni, storia che riavvia la macchina dei soldi per l’anno successivo. Per questo giochino,