Articolo

Parità salariale, avanti a piccoli passi

Qualcosa si muove, è vero. Ma è ancora troppo poco per smuovere dal palo la parità salariale tra donne e uomini. Dopo anni di lotte e dopo che all’ultimo Congresso delle donne USS le delegate sindacali avevano chiesto alla consigliera federale e ministra della giustizia Simonetta Sommaruga (ospite della giornata) di agire, ecco un segnale – seppur timido – da parte del Consiglio federale.

«Oltre trent’anni dopo essere stata sancita nella Costituzione federale – osserva il Consiglio federale – la parità salariale tra uomo e donna non è ancora una realtà». E conferma ciò che è lapalissiano dal lontano 1981, facendo capo alle cifre: «Secondo l’Ufficio federale di statistica, la differenza dell’8,7 per cento (pari a 678 franchi al mese) registrata nell’economia privata nel 2012 è inspiegabile». E dal momento che le misure volontarie adottate nel quadro del progetto “Dialogo sulla parità salariale” sono miseramente fallite, occorreva urgentemente un cambio di passo. Così il Consiglio federale è giunto alla conclusione che per realizzare il diritto a un uguale salario – sancito nella Costituzione federale e ancorato nella legge federale sulla parità dei sessi del primo luglio 1996 – occorrono misure statali supplementari.

Lo scorso 18 novembre ha così messo in consultazione la modifica della legge sulla parità dei sessi (Lpar). Un progetto che prevede sostanzialmente l’obbligo per i datori di lavoro con 50 o più collaboratori e collaboratrici di svolgere ogni quattro anni un’analisi dei salari nelle loro imprese e di farla verificare da servizi di controllo esterni. I risultati del controllo andranno poi comunicati ai/alle collaboratori/trici. Le società quotate in borsa – si legge nella nota stampa – devono inserire questa comunicazione anche nell’allegato al bilancio, in modo tale che anche gli azionisti siano informati in merito agli sforzi compiuti dall’impresa al fine di realizzare la parità salariale.

Lo stesso giorno, una seconda importante notizia: «I modelli statistici di misurazione applicati dalla Confederazione sono scientificamente riconosciuti e adeguati a misurare la disparità salariale fra donne e uomini». Lo conferma un rapporto di esperti elaborato per dare seguito al postulato Noser «Rilevazione della parità salariale. Migliorare l’attendibilità» (14.3388), che
incaricava il Consiglio federale di riesaminare i modelli statistici per la misurazione della disparità salariale prendendo in considerazione ulteriori
fattori suscettibili di determinare differenze salariali. Il rapporto – che conferma dunque la scientificità del rilevamento dei dati statistici – chiude dunque il becco a coloro che mettono in discussione i dati sulla disparità salariale e le persistenti discriminazioni ai danni delle donne.

* Françoise Gehring è giornalista freelance.

Rimani aggiornato

In modo personale, veloce e diretto

Vuoi sapere per cosa ci impegniamo? Abbonati alla nostra newsletter! I nostri segretari e le nostre segretarie regionali saranno felici di rispondere alle tue richieste personali.

syndicom nei tuoi paraggi

Nei segretariati regionali troverai sostegno e una consulenza competente

Aderire adesso