Pensione delle donne, uno scandalo
La riduzione delle rendite e la riforma AVS 21 al centro delle manifestazioni del 14 giugno, allo sciopero delle donne.

In Svizzera le donne ricevono almeno un terzo di rendita in meno rispetto agli uomini. Questo grande divario pensionistico dimostra la diseguale distribuzione delle opportunità occupazionali tra i sessi. Le donne svolgono infatti prevalentemente professioni faticose come ad esempio nell’ambito della salute, dell’assistenza, delle pulizie e delle vendite. Oltre all’attività lavorativa sono le donne a svolgere l’indispensabile lavoro non retribuito per la società. Si occupano dei nipoti, dei genitori/suoceri anziani e dei familiari malati. Le donne guadagnano in media quasi un quinto in meno rispetto agli uomini (stima fatta su un’occupazione a tempo pieno). Il loro reddito effettivo è addirittura del 43,3 per cento più basso.
Il motivo di queste differenze non è solo la discriminazione salariale, ma anche il fatto che la scelta professionale e la carriera delle donne sono maggiormente influenzate rispetto agli uomini dal lavoro di assistenza non retribuito. In Svizzera mancano infatti posti finanziariamente sostenibili nelle strutture per l’infanzia, tanto che la maggior parte delle donne deve provvedere all’accudimento dei figli riducendo il suo grado occupazionale o rinunciando del tutto al lavoro retribuito. Quattro donne con bambini su cinque lavorano oggi a tempo parziale. Nelle coppie si fanno carico della maggior parte del lavoro casalingo e assistenziale non retribuito rinunciando alla sicurezza finanziaria. Conseguenza: il lavoro di molte donne comporta pertanto oggi rendite indegnamente basse.
Nonostante questa situazione, il Parlamento vuole che a pagare per l’AVS siano proprio le donne e intende tagliare le loro rendite AVS. Sarebbe un disastro, poiché durante la vecchiaia le donne possono contare esclusivamente sull’AVS. Solo nei prossimi 10 anni le loro rendite sono destinate a essere decurtate di 7 miliardi. E questo è solo il primo passo. L’età pensionabile a 67 anni per tutti è già in programma. Per tutelare le nostre rendite e la più importante assicurazione sociale, serve un NO all’AVS 21.
Gabriela Medici, segretaria centrale USS e responsabile assicurazioni sociali