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Precariato alla Posta, media sotto attacco

L'assemblea di syndicom Ticino e Moesano chiede migliori condizioni di lavoro nella logistica: basta con l’attuale politica di assunzioni alla Posta con contratti a tempo parziale o tramite agenzie interinali, con salari che non permettono una vita dignitosa in Ticino. I rappresentanti del sindacato dei media e della comunicazione hanno espresso la loro preoccupazione per il peggioramento della qualità e dell’indipendenza dell’informazione dopo il referendum del 13 febbraio sul sostegno ai media.

Dopo due anni di stop forzato, i rappresentanti della sezione Ticino e Moesano di syndicom si sono nuovamente riuniti a Bellinzona il 2 aprile, con un incontro in presenza. L’esperienza della pandemia ha cambiato le modalità del lavoro sindacale ma ha reso ancora più evidente l’importanza dei lavoratori dei settori di syndicom e del servizio pubblico in generale. Abbiamo superato insieme la pandemia grazie alla Posta che ha consegnato pacchi a domicilio, alle telecomunicazioni che hanno permesso a molti di continuare a lavorare da casa, all’informazione che ha vigilato sulle fake news. Ora si potrà tornare a incontrare i lavoratori sul posto di lavoro, a coinvolgerli in assemblee e manifestazioni collettive. Ma l’azione di syndicom resta più che mai necessaria, perché le condizioni di lavoro sono spesso peggiorate. Ed è così alla Posta, come è stato ribadito a gran voce nel corso dell’assemblea.

«La Posta è un’azienda detentrice del servizio universale nel recapito appartenente alla Confederazione e deve ritornare ad essere un’azienda che offre posti di lavoro stabili e che permettano di vivere sul nostro territorio. Basta con l’attuale politica di assunzione che prevede solo tempi parziali, contratti a tempo determinato, assunzioni tramite agenzie interinali e bassi salari: così non si può vivere in Ticino. Oltre a salari mensili di 2.000-3.000 franchi viene richiesta una flessibilità estrema che rende difficile la ricerca di un secondo impiego». Il gruppo d’interesse Pensionati di syndicom Ticino e Moesano ha sottolineato che la Posta nel 2021 ha soppresso pure i buoni postali per i pensionati. E questo di fronte a un utile di 457 milioni di franchi.

Nel settore dei Media, in questi ultimi anni si è assistito a un continuo peggioramento della qualità e dell’indipendenza dell’informazione. Il 13 febbraio è stato sciaguratamente respinto il pacchetto di aiuti ai media proposto dal Consiglio federale che si poneva l’obiettivo (temporaneo) di dare ossigeno alle piccole redazioni locali, salvaguardare la pluralità d’informazione e contenere l’eccessiva propagazione di fake news. E ora la destra conservatrice si prepara all’offensiva per smantellare il servizio pubblico dell'informazione e della cultura. A fronte di queste aggressioni ai media e di conseguenza alla nostra democrazia è necessario, oggi più che mai, che tutta la popolazione si unisca a tutela e in difesa dei giornalisti e di tutti i professionisti dei media. Per questo, l’assemblea di syndicom ha chiesto ai rappresentanti degli editori ticinesi di aprire una trattativa volta a negoziare un Contratto Collettivo di Lavoro (che manca ormai da 18 anni) che consentirebbe di affrontare in modo congiunto i crescenti problemi della categoria. Infine, si è invitato a a sostenere la cultura e il cinema di casa nostra votando SÌ alla Lex Netflix il prossimo 15 maggio. Un pensiero di vicinanza è stato infine indirizzato a chi è vittima di repressione, in Ucraina, in Russia e in tutto il mondo, auspicando la fine della guerra.

L’assemblea ha visto ospite il giornalista Sergio Ferrari, storico membro di syndicom (e prima ancora del sindacato Comedia), attivista per i diritti umani e corrispondente dalla Svizzera per diverse testate latino-americane. Per l’occasione, è stato presentato il libro «Ni fous, ni morts», che racconta la sua esperienza di prigioniero politico nel carcere di Coronda, in Argentina durante la dittatura. Libro che avrà presto una traduzione italiana, con introduzione di Luigi Ciotti, storico attivista italiano, fondatore dapprima del Gruppo Abele e poi dell’associazione Libera contro i soprusi di tutte le mafie.
 

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