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Quando lo zucchero diventa amaro

Una collega entra in un bar e ordina un caffè. Riceve anche una bustina di zucchero con su una barzelletta. Di regola è un divertente momento di chiacchiere tra colleghi e colleghe. Questa volta però quella bustina di zucchero proprio non va giù a nessuno dei presenti, né donne né uomini. Così è nata una denuncia pubblica per discriminazione.

 

Una banale bustina di zucchero che, nelle intenzioni di quella mente eccelsa che l’ha ideata, dovrebbe fare ridere a crepapelle. Una banale bustina di zucchero che veicola un messaggio davvero sublime: “Che differenza c’è tra una donna e il cane? Il prezzo del collare”. Una banale bustina di zucchero che circola nei locali pubblici del cantone che rende drammaticamente omaggio al livello culturale di questo paese, che spesso considera satira gli insulti e le più avvilenti manifestazioni di sessismo.

Forse nel regno delle barzellette di Pierino – quelle che si scambiano quando si è adolescenti ma che sono sempreverdi nelle menti bacate di chi continua a considerare la donna un oggetto o una Barbie da esibire con il suo pony color pastello – “battute” di questo tipo trovano una certa fortuna. Il che è già deprimente di per sé. Ma che ora un caffè debba essere indigesto perché negli esercizi pubblici circolano bustine di zucchero con scritte sessiste, è francamente penoso. E di sicuro non addolcisce il caffè.

Certo, ci si può dire: “Embè, quante storie, non si< può neanche più ridere… se ti dà fastidio non mettere lo zucchero nel caffè”. Oppure: “Abbiate più senso dello humour. E magari cercate di fare anche un pizzico di autoironia: chi si prende troppo sul serio finisce per stufare...”.

Il punto non è rovesciare la situazione e fare circolare bustine del caffè con affermazioni del tipo: “Che differenza c’è tra il cervello di un uomo e un guscio di noci? Nessuna, perché entrambi sono vuoti”. Qualche volta ci sentiamo dire che va bene fare una battuta sessista se corrisponde alla verità oppure se è divertente (ma divertente per chi?). Quello di cui alcuni non si rendono conto è che le battute sessiste espongono sempre al ridicolo il genere femminile. Non serve nemmeno fare prima una battuta sessista sugli uomini e poi una sulle donne, per garantire una sorta di “par condicio” del cattivo gusto.

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