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Ridimensionamento La Regione Ticino: L’informazione e la consultazione devono essere i primi passi

Un impoverimento dell’offerta d’informazione e un’ulteriore perdita di posti di lavoro in un settore dove diventa sempre più difficile lavorare mantenendo alta la qualità.

©La Regione

 

Purtroppo sembra non avere fine l’annuncio delle testate ticinesi di mettere in atto piani di risparmio e conseguenti soppressioni di posti di lavoro. Dopo il Giornale del Popolo è stata la volta di La Regione Ticino. Anche in questo caso la notizia è giunta sotto un cielo che aveva già dato avvisaglie di temporale. Diversi dipendenti avevano infatti dovuto insistere per ottenere quegli scatti salariali previsti dal vecchio contratto collettivo e per molti parte integrante del proprio contratto di lavoro. Scatti salariali che negli ultimi mesi erano di fatto già stati congelati nonostante l’intervento del sempre attivo comitato di redazione.
 
In proposito va ricordato che per qualsiasi modifica delle condizioni di lavoro, siano esse riduzioni o licenziamenti, si applicano i parametri del vecchio CCL che, seppur non più in vigore, tutti gli editori ticinesi hanno sempre affermato di rispettare e comunque di osservare almeno il codice delle obbligazioni che in caso di modifiche sostanziali prevede che vengano dati dei tempi di preavviso.


Ricordiamo inoltre all’editore che in particolare in questi casi vi è un diritto di informazione e consultazione dei dipendenti e che per dipendenti non sono intesi solo i giornalisti ma tutti coloro che sono assunti dalla testata e dunque anche quelli di comparti come il marketing, l’amministrazione, la prestampa, i correttori e i vari tecnici di redazione.Questo indipendentemente dal fatto che siano toccati personalmente o no da misure di risparmio.


Quanto sta accadendo da ormai un anno nell’editoria ticinese richiede un serio confronto tra gli attori della scena, compresi i partner sociali, e non è più comprensibile l’arroccarsi di stampa svizzera, associazione degli editori ticinesi, dietro alla scusa che se contratto vi deve essere contratto sia ma solo con l’accordo degli svizzeri tedeschi. Purtroppo infatti, nonostante quanto lasciato intendere in un recente comunicato, non vi sono trattative in corso per rilanciare un nuovo contratto collettivo di lavoro, ma solo degli incontri informali a livello nazionale.


Il Ticino può in questa occasione mostrare la via e riavviare, nell’interesse di tutto il sistema mediatico cantonale e dei preziosi posti di lavoro della nostra regione, un dialogo formale tra i partner sociali: editori, sindacati e associazioni.

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