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Romandia: CCL giornalisti zoppo a livello di partenariato sociale

Il risultato delle trattative, in virtù del quale si cancellano i salari minimi legati all’esperienza professionale, e che prescrive solamente un salario minimo d’ingresso (comunque di 5’843 franchi), ha generato tra gli operatori dei media della Svizzera romanda non pochi malumori. Ancora nell’estate 2013 oltre 500 lavoratori e lavoratrici delle due associazioni avevano chiesto in una petizione che fosse mantenuto il regolamento con tutti i salari minimi. A dicembre i delegati di impressum hanno approvato il risultato; una maggioranza ha ritenuto troppo esigue le possibilità di resistenza.

Ora il CCL è un dato di fatto. A questo proposito si sono dovute fare molte concessioni e, tenendo conto dell’indignazione presente, i risultati sarebbero dovuti essere certamente maggiori. Ciononostante il CCL fornisce ai media stampati della Svizzera romanda un fondamento solido per la difesa delle condizioni di lavoro dei propri operatori.

In questo senso gli iscritti di syndicom non vogliono essere discriminati. Esercitando il loro diritto di libertà di coalizione, previsto dalla Costituzione, hanno scelto di iscriversi a questo sindacato. E ciò non deve comportare degli svantaggi per loro. Pertanto devono sia ricevere individualmente gli stessi diritti in virtù del CCL sia poter essere rappresentati collettivamente dal loro sindacato. Sebbene la divisione stampa e media elettronici nella Svizzera romanda sia ancora relativamente piccola in rapporto all’associazione professionale impressum, syndicom è naturalmente rappresentativo quale forza attiva da parecchio tempo.

Pertanto syndicom vuole essere all’altezza della sua responsabilità nell’ambito dell’implementazione, applicazione e verifica del CCL. Ciò sarà possibile solo se syndicom verrà successivamente accettato quale partner contrattuale. L’associazione professionale impressum, con la sua decisione dello scorso marzo, ha già fornito un segnale in tal senso, dicendo sì all’inclusione di syndicom. Ora bisogna convincere anche gli editori della Svizzera romanda. Per questo motivo la divisione ha proposto un incontro all’associazione Médias Suisses. Qualora gli editori dovessero continuare a ignorare la richiesta di syndicom, tale pretesa, se necessario, dovrà essere fatta valere per via giudiziaria. Non sarebbe la prima volta che ciò si rende necessario: già alla fine degli anni Ottanta l’SJU, l’allora organizzazione di settore, era riuscita a entrare nel CCL per la Svizzera tedesca e il Ticino, negoziato solo con l’associazione professionale dell’epoca, tramite la minaccia di un’azione legale. Forse la storia ci insegna qualcosa.

* Stephanie Vonarburg è segretaria centrale.

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