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Sì a un’Europa sociale – no all’accordo quadro negoziato

Nel corso della consultazione odierna sull'accordo quadro e sulla protezione dei salari, l'Unione sindacale svizzera (USS) ha ribadito ancora una volta che le misure di accompagnamento e la protezione dei salari non sono negoziabili. La Svizzera ha i salari più alti d'Europa. Dobbiamo di conseguenza proteggere i nostri salari in modo coerente e indipendente.

[Translate to Italiano:] © SGB

(USS) Oggi circa 140 personalità di spicco svizzere e straniere hanno firmato un appello pubblico in favore di un’Europa sociale in cui vengano garantiti libera circolazione delle persone e forti diritti dei lavoratori e contro l’accordo quadro negoziato. L’appello è stato pubblicato in data odierna tramite inserzioni in vari quotidiani e nel sito www.proteggere-i-salari-non-le-frontiere.ch e mostra che la libera circolazione delle persone e i forti diritti dei lavoratori sono un binomio inscindibile.

Tre settimane fa, sindacalisti ed esponenti del mondo politico e scientifico svizzeri e stranieri si sono incontrati alla giornata di Olten per discutere dell’Europa e del rapporto tra la Svizzera e l’UE. I partecipanti all’incontro hanno convenuto che l’Europa saprà fronteggiare con successo le sue sfide attuali solo se essa e gli altri Stati europei accorderanno ai diritti dei lavoratori più importanza di quanto non abbiano fatto sinora. Dal dibattito sull’accordo quadro tra la Svizzera e l’UE è nata l’idea di lanciare un appello contro lo smantellamento della protezione salariale e per un’Europa sociale, in cui vengano garantiti la libera circolazione delle persone e forti diritti dei lavoratori.

L’appello mostra in modo inequivocabile che la libera circolazione delle persone e forti diritti dei lavoratori sono un binomio inscindibile. Queste misure di protezione garantiscono che i lavoratori dei vari Paesi non possano essere messi gli uni contro gli altri. Per i lavoratori provenienti da Paesi con salari bassi queste misure sono essenziali, perché li proteggono dallo sfruttamento. D’altro canto per ogni singolo Paese europeo è imprescindibile imporre il principio del «salario uguale per un lavoro uguale nello stesso luogo» con controlli salariali efficaci. In caso contrario l’intero sistema salariale inizierà a sgretolarsi. Ogni Paese deve poter definire una protezione salariale non discriminatoria in linea con la sua situazione specifica.

Tra i primi firmatari dell’appello figurano numerosi ex esponenti di spicco della politica come ad esempio Micheline Calmy-Rey (ex Consigliera federale), Christiane Brunner (ex Consigliera agli Stati, ex presidente FLMO ed ex co-presidente USS) nonché Peter Bodenmann e Ueli Leuenberger (rispettivamente ex presidente PS ed ex presidente Verdi). Si contano anche numerosi esponenti del mondo scientifico svizzero e straniero: i professori svizzeri Sandro Cattacin (Uni Ginevra), René Knüsel (Uni Losanna), Matthieu Leimgruber (Uni Zurigo), Oliver Nachtwey (Uni Basilea) e Philipp Sarasin (Uni Zurigo), il premio Nobel Jacques Dubochet e i rinomati professori Donatella Della Porta (Uni Firenze), Colin Crouch (University of Warwick), Richard Hyman (London School of Economics) e Martin Seeleib-Kaiser (Uni Tubinga).

Tra i primi firmatari spiccano anche i nominativi di esponenti del mondo culturale come gli scrittori Alex Capus e Nicolas Verdan nonché i registi Samir e Cyril Schäublin e i sindacalisti europei Rudy de Leeuw e Luca Visentini (rispettivamente presidente e segretario generale della Confederazione europea dei sindacati CES), Wolfgang Katzian (presidente della federazione austriaca dei sindacati ÖGB) e Miranda Ulens (segretaria generale dell’unione sindacale belga ABVV).

 

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