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Siamo nel bel mezzo di una rivoluzione

Ursina Jud, responsabile del Dipartimento analisi del mercato del lavoro e politica sociale della Segreteria di Stato Seco, è convinta che in futuro non mancherà il lavoro nella cosiddetta “economia digitale”. Ma nella maggior parte dei settori cambieranno diversi profili professionali. 


Robot e computer si sostituiscono sempre di più ad attività che finora venivano svolte dall’essere umano. Non è che presto resteremo senza lavoro?

Ursina Jud: Sono convinta che il lavoro non ci verrà a mancare. Penso però che esso cam-
bierà forma in numerosi ambiti. Lo sviluppo tecnologico, come lo stiamo vivendo nella digitalizzazione e nella continua automazione, fondamentalmente non rappresenta una novità. Anche in passato lo sviluppo tecnico ha portato mutamenti radicali che hanno spazzato via interi settori. Ogni rivoluzione tecnologica è stata accompagnata dai timori della disoccupazione e della fine del lavoro. Tutto sommato, però, le conseguenze sull’occupazione sono state sempre positive.

Dunque queste paure sono infondate?

Il personal computer è stato introdotto 40 anni fa. In questo lasso di tempo la disoccupa-
zione in Svizzera non è cresciuta e l’occupazione ha continuato a salire. La crescente automazione aumenta la produttività e sostiene le aziende a diventare sempre più concorrenziali. Per questo servono sempre più forze lavoro qualificate. Negli ultimi anni abbiamo registrato un aumento soprattutto degli occupati con alta formazione.

Quali sono i rami più colpiti dall’automazione e dalla digitalizzazione?

La digitalizzazione abbraccerà quasi tutti i settori. Noi sap-
piamo che in Svizzera negli ultimi quindici anni è diminuito il numero degli impieghi d’ufficio e dei montatori. Internet rico-
prirà un ruolo sempre più importante nell’ambito delle finanze. Questo lo dimostra l’esempio di una grande banca americana dove già oggi un terzo degli impiegati sono informatici. Nella logistica esistono magazzini gestiti in maniera automatica. Nella sanità è ipotizzabile che verranno impiegati dei robot nella logistica sanitaria. Ma siccome ci troviamo nel bel mezzo dello sviluppo, non possiamo ancora fare un bilancio conclusivo.

Nella vendita, questo cambiamento è molto evidente e lo si osserva ogni giorno: sempre più clienti utilizzano le casse fai-da-te.

Dipenderà dalle considerazioni politico-economiche e dunque anche dalle esigenze dei clienti su come l’automatizzazione si ripercuoterà sui singoli rami. Quando in passato moriva una mansione tipica di un settore del terziario, i rapporti con i clienti si sviluppavano maggiormente verso le attività di consulenza. Questo è successo, per esempio, quando sono stati introdotti i bancomat. E forse succederà anche agli impieghi nel settore della vendita.

Secondo una ricerca dell’Università di Oxford, negli USA in un tempo prevedibile quasi il 50 per cento dei lavoratori potrà essere sostituito da un computer.

È molto difficile parlare di numeri certi. Non è nuova la sparizione di vecchi profili professionali e la nascita di nuovi. 150 anni fa la maggior parte della popolazione lavorava nell’agricoltura. Oggi è ancora il 3 per cento. I profili professionali cambieranno, e ci sta che moriranno delle professioni. In base agli studi attualmente disponibili, a essere colpite saranno soprattutto quelle attività che elaborano grosse quantità di dati, che sono strutturate in modo semplice e che si possono effettuare tramite algoritmi, come per esempio il consulente fiscale o fiduciario. Tuttavia queste analisi vanno interpretate con la massima cautela.

Si parla di veicoli autoguidati che poi mandano in disoccupazione conducenti di bus o taxi…

A livello tecnico qui siamo molto avanti. Ma non sappiamo ancora cosa significherà per l’economia o per l’occupazione nel suo complesso, e soprattutto quali nuove esigenze nasceranno. A questo si aggiunge che dovrebbe cambiare il contesto giuridico. A tutt’oggi non sono ammessi veicoli o camion autoguidati.

Però si ha la sensazione che oggi il cambiamento corra più veloce di una volta...

Questa sensazione deriva dal fatto che oggi le tendenze si diffondono prima a livello globale e che grazie al collegamento onnipresente prendiamo atto di tutto contemporaneamente. Inoltre il ritmo è davvero accelerato, basti guardare per esempio alla sostituzione delle lettere con le mail.

Lei stessa parla di opportunità relative all’automazione. Dove le vede?

L’automazione offre nuove chance per i rami con carenze di personale qualificato. In Australia mancano lavoratori qualificati nell’edilizia. Là già adesso ci sono i robot che costruiscono i muri delle case.

Quali sono le richieste verso la politica?

Le pretese verso i lavoratori cambiano, per questo la politica della formazione si trova davanti a grandi sfide. Alcuni percorsi formativi verranno sostituiti da altri e altri percorsi ancora verranno adeguati ai nuovi sviluppi. Rimane importante anche il perfezionamento professionale. Lo Stato deve fornire delle buone condizioni generali, ma ogni lavoratore è auto-respon-
sabile nel cogliere queste offerte e nell’adeguarsi alle nuove condizioni.

E dove rimane la responsabilità delle imprese?

È assolutamente nell’interesse delle aziende affrontare questo sviluppo e mettere in campo delle misure adeguate al fine di rimanere sul mercato. Un aspetto cruciale è sicuramente l’investimento nel know-how dei dipendenti, ma anche le razionalizzazioni. Soltanto aziende ben funzionanti potranno offrire un futuro sicuro agli occupati

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