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Sondaggio rivela: il popolo non vuole privatizzazione di Swisscom

Nella sessione autunnale delle Camere federali verranno trattate due mozioni che chiedono la completa privatizzazione di Swisscom. Un sondaggio rappresentativo condotto da gfs su incarico del sindacato syndicom dimostra che questi piani vengono chiaramente rifiutati dalla popolazione. Tuttavia se il Consiglio nazionale e quello degli Stati dovessero comunque approvare la privatizzazione totale di Swisscom, syndicom lancerà un referendum.

„Il sindacato syndicom respinge fermamente la completa privatizzazione di Swisscom, in quanto essa apporterebbe all’economia nazionale svizzera pochissimi benefici ma moltissimi svantaggi“, ecco il commento di Giorgio Pardini, membro del comitato direttivo di syndicom, alla presentazione dei risultati dell’inchiesta. Infatti il 56% degli intervistati rigetta la privatizzazione di Swisscom. Solo il 12% approva una privatizzazione, mentre il 17% tende alla sua approvazione ed un altro 15% è indeciso. Con ciò per il sindacato syndicom è chiaro fin d’ora che la privatizzazione di Swisscom non avrebbe nessuna chance di passare in una votazione referendaria.

 

 

 

Massimizzazione dei profitti dei privati a spese degli interessi collettivi
La totale privatizzazione della lucrativa Swisscom condurrebbe in futuro ad una distribuzione di dividendi soltanto ai privati mentre lo Stato ne uscirebbe a mani vuote. Se la Swisscom poi venisse acquisita da un gruppo internazionale sorgerebbe anche il rischio di tagli agli investimenti nella rete. Questo causerebbe grossi danni alla piazza produttiva svizzera, dal momento che la Svizzera gode e approfitta di buoni servizi di telecomunicazione sia nei centri che nei territori periferici, rurali. Questo l’ha voluto ricordare anche il Consigliere nazionale bernese PS Corrado Pardini: „I servizi pubblici costituiscono un fattore decisivo per l’alta competitività internazionale della Svizzera. Inoltre essi contribuiscono alla coesione tra città e campagna.“ Entrambe le cose vengono messe a repentaglio con leggerezza dai piani di privatizzazione dei fedeli del libero mercato mossi da argomentazioni ideologiche.

 

Il modello svizzero ha dato buona prova di sé. Già uno sguardo al nostro paese vicino austriaco ci mostra che la privatizzazione della ex-statale Telekom Austria ha portato a prestazioni peggiori da quando la messicana América Movil ne detiene la maggioranza. Tant’è vero che l’„Akamai‘s State of the Internet Report“ ribadisce che la Svizzera è ben equipaggiata per la digitalizzazione di economia e società anche grazie ad una Swisscom controllata dallo Stato. In questo rapporto viene comparata la capacità produttiva delle infrastrutture di telecomunicazione. La Svizzera qui chiude molto bene, mentre l’Austria no. Per questo non sorprende che in Austria siano in atto discussioni su una ristatalizzazione della vecchia Telekom Austria.

 

C’è in gioco la sicurezza della Svizzera
La vendita di Swisscom ad un’azienda internazionalmente attiva rappresenterebbe per la Svizzera anche un rischio alla sua sicurezza. Infatti Swisscom gestisce apparecchiature militari ed altre infrastrutture e servizi rilevanti per la sicurezza statale. Il sindacato syndicom non è affatto disposto a sacrificare l’autonomia di Swisscom e la sicurezza della Svizzera a favore di interessi privati verso la massimizzazione del profitto.

 

  • Texte du discours de Giorgio Pardini (français, PDF)
  • Texte du discours de Corrado Pardini (français, PDF)
  • Présentation du sondage de Lukas Golder (allemand) (PDF)

foto: d.s.a.d.: Giorgio Pardini, Lukas Golder, Corrado Pardini

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